il procedimento che potrebbe segnare, in prospettiva, la conclusione della parabola sociale della casa di riposo di Caltabellotta, ufficialmente nota con la denominazione di "Centro servizi sociali Rizzuto Sacro Cuore", realtà che come tutte le Ipab siciliane sono in gravissime difficoltà e, di conseguenza, inattive. Quella di Caltabellotta, tuttora amministrata da un commissario straordinario, non funziona più da quasi 7 anni.
Due lavoratrici della struttura in questione si sono rivolte al giudice delle esecuzioni del tribunale di Sciacca invocando il recupero coattivo di oltre 80 mila euro. Ma la procedura ha di fatto aperto una vera e propria crepa, che sta coinvolgendo almeno un'altra ventina di persone, tra ex lavoratori e lavoratrici della casa di riposo, intervenuti nel procedimento invocando anche loro il riconoscimento delle proprie spettanze, ciascuno con un importo specifico. La somma finale è piuttosto considerevole, perché si oltrepassa il milione di euro. Ma il creditore più impegnativo per l'ente è sicuramente l'Agenzia delle Entrate, che al tribunale chiede il riconoscimento di un credito di oltre 553 mila euro, più di mezzo milione. Il debito complessivo si aggira sul milione e 570 mila euro.
Si immaginava che prima o poi la vertenza attorno alla casa di riposo di Caltabellotta prendesse questa piega. La struttura, come gli altri istituti pubblici di assistenza e beneficenza, è controllata dalla Regione Siciliana. La procedura di recupero delle somme da parte dei creditori tiene conto della proprietà da parte dell'ente di trentatré terreni, di varia estensione, concessi nel tempo in affitto ad agricoltori della zona, e di quattro appartamenti del centro abitato. Patrimonio immobiliare che la casa di riposo ha collezionato grazie ad appositi lasciti testamentari di ospiti della struttura prima del loro decesso. Oltre a questo c'è anche un altro immobile di pregio, la cosiddetta "Badia", situata in via colonnello Vita.
Il procedimento di pignoramento si annuncia lungo e tortuoso, ma segna anche la fine di un vero e proprio fenomeno sociale ed economico nella terra agrigentina, che aveva garantito assistenza ed occupazione. Il centro servizi sociali Rizzuto Sacro Cuore è stato un punto di riferimento sia per la popolazione anziana, sia per le tante persone che qui hanno lavorato. Lo scorso ottobre a Palermo anche una delegazione di lavoratori della Rizzuti Sacro Cuore prese parte alla manifestazione di protesta organizzata da Cgil e Nidil alla presenza dei lavoratori di tutte le Ipab siciliane, con gli ex lavoratori diventati precari a tutti gli effetti. La questione centrale è quella del riordino del settore delle Ipab. Ma ci sono anche i diritti acquisiti dai lavoratori, come i pignoramenti richiesti al tribunale stanno confermando.