ne sono convinti, e ieri lo hanno detto a chiare lettere al segretario dell'Autorità di bacino del Distretto idrografico della Sicilia Leonardo Santoro: "Riteniamo che sia possibile assegnare per usi irrigui almeno due dei nove milioni di metri cubi di acqua al momento invasati nella diga Castello".
Gli amministratori comunali, preoccupati per le sorti della vocazione agricola del comprensorio che afferisce alla diga Castello, hanno chiesto la revoca del provvedimento che riserva l'acqua contenuta nell'invaso esclusivamente agli usi civici. Provvedimento adottato sulla base dei rilievi fatti dal Dipartimento regionale acqua e rifiuti. Ritengono, i sindaci, che sia necessario garantire almeno un'irrigazione di emergenza alle campagne del comprensorio.
Santoro dal canto suo si è impegnato a dirimere i dubbi dei sindaci sulla destinazione dei volumi idrici della diga, e a tale scopo ha convocato una nuova riunione, che si annuncia chiarificatrice, per venerdì. Prevista a quell'incontro anche la presenza dei rappresentanti di Protezione civile, Genio civile, Dipartimento regionale acqua e rifiuti, Consorzio di bonifica e commissario per l'emergenza siccità Dario Cartabellotta.
Sulla questione diga Castello e utilizzo esclusivamente destinato agli usi civici, questo il commento del deputato regionale ed ex sindaco di Ribera Carmelo Pace: "Non possiamo abbandonare gli agricoltori". E sul progetto per un nuovo invaso a valle del fiume Verdura dice: "Bisogna farlo, anche se ci vorrà del tempo per utilizzarlo".
Intanto tocca livelli sempre più drammatici la crisi idrica a Caltanissetta, dove ci sono zone della città a secco da quasi due settimane. Per il sindaco Roberto Gambino, che ha chiesto un incontro urgente al presidente della Regione Schifani, dal quale però non ha ancora ottenuto risposta, non è possibile che l'acquedotto si rompa quattro volte in una settimana.
Situazione molto complicata anche ad Enna e in altri 10 comuni della provincia, una autentica emergenza, con un'interruzione dell'erogazione idrica e una ripresa a singhiozzo che sta generando ansia nella popolazione. E anche il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida ha firmato un'ordinanza che fissa sanzioni da 25 a 500 euro per chi usa l'acqua potabile per lavare le auto o innaffiare le piante, perché l'acqua deve essere riservata solo agli usi domestici ed igienico sanitari.