L'ennesimo guasto dell'unico angiografo disponibile, in uno con l'attesa che venga effettuata la riparazione (si confida che ciò avvenga entro questa settimana), priva il "Giovanni Paolo II" di un servizio fondamentale per alcuni specifici interventi cardiologici, di quelli che quasi sempre richiedono un'azione la più possibile tempestiva per salvare la vita del paziente. All'interno dell'Asp le prestazioni di Emodinamica vengono al momento garantite esclusivamente all'ospedale "San Giovanni di Dio" di Agrigento. Dove, evidentemente, in questi giorni i pazienti del "Giovanni Paolo II" vengono trasferiti. Ci sarebbe anche l'Emodinamica dell'ospedale "Vittorio Emanuele II" di Castelvetrano, ma è bene precisare che la disponibilità di quell'angiografo non sempre coincide con la presenza del personale medico necessario, che garantisce le prestazioni solo un tot di giorni alla settimana. Per quanto riguarda Sciacca, la disponibilità dell'Emodinamica sembra ormai una specie di terno al lotto. E non si capisce se e in che modo si possa immaginare che la situazione possa risolversi in maniera definitiva.
Una situazione che peraltro è tornata a ripetersi a distanza di poco tempo dal guasto precedente. Le rassicurazioni fornite sulla presunta imminenza della fine dei lavori sulla seconda sala di Emodinamica si sono rivelate quanto meno imprecise, perché al momento questi lavori (che era stato detto sarebbero stati completati entro aprile) continuano ad essere inesorabilmente fermi. In tale direzione non è superfluo ricordare come siano ancora sospesi anche i lavori di completamento del nuovo Pronto soccorso, con la realizzazione della cosiddetta "camera calda", con una conseguente condizione dalla gestibilità piuttosto critica, che avviene in locali alternativi che non possono essere considerati idonei e per varie ragioni.
Ogni tanto siamo costretti dunque a tornare a parlare della situazione dell'ospedale di Sciacca e a ribadire che non è mai diventato quel Dea di primo livello conquistato nel 2019, all'interno di una rete ospedaliera, quella regionale, che adesso si appresta perfino ad essere cambiata. Ci sarà una nuova rete ospedaliera, dunque. Senza però che si sia riusciti ad applicare quella precedente. E adesso il timore, a cominciare da quello del Comitato civico per la Sanità, è che quel riconoscimento (ancorché per cinque anni soltanto formale, mai reso concreto) di ospedale spoke (ma senza la stroke unit per gli interventi tempestivi sui pazienti colti da ictus cerebrale) possa essere improvvisamente sottratto al territorio di Sciacca. Da questo punto di vista la deputazione agrigentina presente nella commissione Salute dell'Ars (dal vicepresidente Carmelo Pace alla collega Margherita La Rocca Ruvolo) ha garantito che non sarà mai varato un documento che privi il "Giovanni Paolo II" di quanto gli fu riconosciuto nel 2019. Il tema piuttosto è quello di concretizzare quanto previsto sulla carta. E sarà necessario anche concretizzare la complementarietà tra gli ospedali di Ribera e di Sciacca. Perché al momento sono tutt'altro che complementari.
Ma si sa che mancano i medici, e in attesa che arrivino finalmente anche da queste parti i celebri dottori argentini, il territorio è costretto a fare i conti con una crisi di prestazioni sanitarie spaventosa. Non c'è un solo reparto dell'ospedale di Sciacca che possa dirsi rassicurante per le necessità della popolazione: dal Pronto soccorso all'Ortopedia, dalla Medicina alla Psichiatria. In Oncologia, dopo che il dottore Domenico Santangelo si era visto costretto ad annunciare il suo trasferimento all'ospedale di Castelvetrano, si è corso ai ripari, ed è stato fatto lo scorrimento della graduatoria di un vecchio concorso che ha permesso di affiancargli un'altra dottoressa. Mentre fa discutere la situazione gravissima in Urologia, una delle unità operative che il Comitato civico, nel suo esposto denuncia presentato alla magistratura (ma purtroppo senza esito), ha definito "Primario senza reparto". Sì perché l'unico medico che qui opera è il dottor Michele Barbera. Che sulla sua pagina Facebook, rispondendo al ringraziamento pubblico di un paio di pazienti da lui seguiti, ha a sua volta ringraziato scrivendo: "con questi commenti vengo ripagato per tutto lo stress che subisco nel condurre da solo un reparto".
Insomma: è una sanità pubblica che chiede ai professionisti di trasformarsi in eroi. E tutto questo è diventato inaccettabile. E oggi avere necessità di un intervento salvavita, come quello che può fornire l'Emodinamica in funzione, rischia di trasformarsi nella vittoria di un terno al lotto. E si continua a scherzare con le cose serie. Con la manifestazione popolare dei mesi scorsi i cittadini hanno detto basta. Si continuano ancora ad aspettare però gli incontri tra i sindaci e il vertice dell'Asp, gli incontri tra i sindaci e i vertici della Regione Siciliana, dall'assessora Volo al presidente Schifani. Ma al momento è tutto fermo. E sapete perché? Perché al momento c'è la campagna elettorale per le Europee. Ed ogni ulteriore commento, col pericolo che qualche altro medico come ha fatto lo psichiatra Luigi Scandaglia, decida di andarsene, è decisamente superfluo.