concessionarie dal 1977 dei locali dell'ex centro rurale di Borgo Bonsignore, uno dei simboli della colonizzazione del latifondo voluta dal fascismo. Locali all'epoca concessi dall'Esa, che ne era il gestore. Si trattava però di una concessione in uso provvisorio e gratuito, per la durata di un anno. Ma di anni ne sono passati 46, dunque ben oltre i venti fissati per legge dall'usucapione, che permette l'acquisizione di una proprietà dopo un lungo e continuo utilizzo di un immobile.
Nei primi anni Settanta l'Esa avrebbe voluto trasferire i beni al comune di Ribera. Che, tutttavia, considerato che gli immobili cominciavano a deperirsi, subordinò l'accettazione di quel trasferimento al parallelo stanziamento di almeno 50 milioni di lire per rimettere in sesto il patrimonio. Nel frattempo il borgo si stava svuotando, e la stessa caserma dei carabinieri era stata chiusa.
E siamo ai giorni d'oggi. Recentemente la Regione ha finanziato per 2,2 milioni di euro la ristrutturazione del borgo, con lavori appaltati dal Parco archeologico Valle dei Templi e seguiti dalla Soprintendenza ai Beni culturali. Ai concessionari furono chieste le chiavi degli immobili, con l'impegno che a fine intervento gli sarebbero state riconsegnate. Cosa che non solo non è avvenuta, ma oggi Palermo punta su un avviso pubblico per selezionare un gestore del borgo per finalità turistiche. Ma i concessionari un'associazione l'hanno già costituita, e potrebbero occuparsene. "Ma se non avevamo il diritto di stare qui, allora perché il comune ci notificava la tassa sulla spazzatura?" si domandano i residenti.
Una vicenda che ha qualche contorno poco chiaro. Il caso è destinato a rimanere aperto, e i legali dei residenti, gli avvocati Ignazio e Vincenzo Cucchiara, dopo le lettere interlocutorie, sono pronti a portare le carte in tribunale.