salvare le piante di pesco, siamo costretti ad operare il diradamento del frutto, ossia la cascola forzata”. Questo il grido di allarme degli imprenditori agricoli dell'area Magazzolo e Gebbia al nostro telegiornale. La caduta forzata del frutto, se da un lato servirà per alleggerire la pianta, dall'altro avrà due immediate conseguenze negative: in estate le pesche di qualità provenienti dal territorio agrigentino saranno pochissime e costosissime.
Basti pensare come, ogni pianta di pesco, in condizioni di normalità, è in grado di produrre 40 chilogrammi di frutti. Questa estate, invece, dopo il trattamento di cascola forzata, la produzione non potrà essere maggiore ai 5 chilogrammi per pianta con una perdita di frutto che andrà oltre l'80% e che riguarderà tutte le tipologie di pesche posto che non andranno a maturazione.
L'irrigazione di soccorso dalla Diga Castello, già autorizzata dall'Autorità di Bacino, che verrà effettuata, una tantum, nei prossimi mesi, rischia di essere insufficiente alla risoluzione del problema.
Per salvare le campagne, le piante ed i produttori, disponibilità idrica permettendo, di irrigazione di soccorso ne servirebbero almeno tre, spalmate lungo l'arco di tutto il periodo estivo. Com'è noto, la zona dell'Alto Magazzolo viene servita dalla Diga Castello, mentre quella tra Lucca Sicula e Palazzo Adriano dalle traverse Canale e Gebbia, sempre per il tramite del Consorzio di Bonifica territoriale che, il prossimo anno, con la bollettazione che si riferisce alla campagna irrigua 2024, aggiungerà anche la cosiddetta “tassa sulla bocchetta”, 85 euro per ettaro coltivato, una tassa che gli imprenditori e le associazioni di categoria, almeno per quest'anno e per il prossimo, vorrebbero che fosse sospesa o, ancora meglio, annullata, posto che la produzione è praticamente andata persa e che, di conseguenza, non ci saranno introiti economici.
Non è tutto. Il trattamento di cascola forzata adoperato per salvare le piante di pesco, dal punto di vista agronomico, non può essere utilizzato per quelle di arancio con il risultato che le piante di arancio rischieranno di non superare questa lunga e torrida estate, da affrontare senz'acqua.
Inutile ribadire come imprenditori e piccoli produttori chiedono alla politica regionale che vengano prese misure idonee per venire incontro agli agricoltori e salvare aziende e famiglie dal tracollo economico.