sarebbe arrivata a proporre ai medici dell'ospedale "Buccheri La Ferla" di Palermo la gestione in blocco dell'Ortopedia dell'ospedale "Giovanni Paolo II" di Sciacca. Una specie di esternalizzazione di uno dei reparti basilari di un nosocomio, una sorta di affidamento in appalto, come un passaggio di proprietà, tanto per provare a concludere una sfilza di possibili metafore infinite. Proposta che sarebbe stata respinta o, meglio, subordinata quanto meno alla riammissione in servizio dei medici in pensione ai quali l'Asp il mese scorso ha dato il benservito, ritenendo quel rapporto troppo oneroso. Pare che le trattative comunque siano tuttora in corso.
Il quadro che ne viene fuori è desolante, perché significherebbe, da parte della sanità agrigentina, avere alzato bandiera bianca. Ovvero: "Noi non siamo in grado di far funzionare il reparto, pensateci voi per favore". D'altronde, le ultime notizie sono chiarissime: la convenzione con i medici del Civico (capeggiati dal primario saccense Franco Raso), che ha permesso di rendere regolare quanto meno l'attività operatoria, scaduta lo scorso 30 giugno, non è stata più rinnovata. Una convenzione durata 7 mesi durante i quali, ragionevolmente, si sarebbe dovuta trovare una soluzione al problema, nel segno di una programmazione. Ma così non è stato.
Il problema centrale continua a riguardare la funzione del primario. Che ufficialmente è ancora il dottor Giuseppe Tulumello. Che, però, opera tra le corsie del "San Giovanni di Dio" di Agrigento. Ma il concorso da lui vinto era per dirigere l'Ortopedia dell'ospedale di Sciacca, non di quello di Agrigento. E, d'altra parte, lo stesso assessorato alla Salute aveva bocciato quel trasferimento firmato da Mario Zappia. Poi, come succede sempre dalle nostre parti, di questo argomento non si è più parlato. Ma, come detto, questa è la madre di tutti i problemi. Perché evidentemente non si può bandire un nuovo concorso per primario a Sciacca visto che ufficialmente quel posto è tuttora coperto. Fatto sta che, come in un drammatico gioco degli incastri, Ortopedia e Traumatologia a Sciacca non funzionano più, e le prestazioni vengono dirottate all'ospedale del capoluogo.
Non si può dire però che non si stia tentando di correre ai ripari. È dello scorso 28 giugno infatti un nuovo avviso pubblicato dall'Asp di Agrigento per il conferimento di incarichi libero professionali ad ortopedici in pensione, che possano seguire la situazione post-operatoria e occuparsi delle attività ambulatoriali dell'ospedale di Sciacca. Ma i medici in pensione c'erano già, e con questo nuovo avviso pubblico, quand'anche producesse risultati, i costi non si sa quanto potranno essere inferiori rispetto alla situazione precedente. A Sciacca dovrebbero esserci 6 medici in Ortopedia. Ce n'erano due, il primario Tulumello e il dottor Giuffrida. Entrambi però ora lavorano ad Agrigento.
La vicenda Ortopedia è indicativa di un'assurdità totale, quella che lo stesso comitato civico per la Sanità aveva denunciato, considerato che per evitare l'interruzione di pubblico servizio al San Giovanni di Dio si è tranquillamente svuotata l'Ortopedia di Sciacca. Mentre invece l'Ortopedia dell'ospedale "San Giacomo d'Altopasso" di Licata non è stata interessata da alcun provvedimento di spostamento di medici, dove i tre ortopedici occupano regolarmente il loro posto.
Non è solo l'Ortopedia il simbolo dell'abbandono. Da più parti si rincorrono voci verso l'ipotesi di un depotenziarmento anche dell'unità operativa complessa di Oculistica, diretta dal dottor Martorana. Sarebbe in corso un programma di dirottamento delle prestazioni all'ospedale di Agrigento. Dove, eppure, l'Oculistica è una unità operativa semplice. Misteri agrigentini, insomma.
E passiamo all'Oncologia. Dove dopo la protesta del dottore Domenico Santangelo si è riusciti a destinare a Sciacca un secondo medico. Il fabbisogno al "Giovanni Paolo II" è di tre oncologi. Il nuovo manager dell'Asp Capodieci ha operato lo scorrimento di una graduatoria, ed è stato assunto un altro professionista. Che, però, è finito al "San Giovanni di Dio". Dove la pianta organica (sei medici) era già al completo. E adesso da quelle parti gli oncologi in servizio non sono più sei ma sette. Ma com'è possibile tutto questo? Com'è possibile che i medici di Medicina debbano coprire due reparti, quello di Sciacca e quello di Ribera?
Insomma: il tempo passa, i dirigenti si succedono ma di fatto l'ospedale di Sciacca continua ad essere una specie di parente povero dell'Asp di Agrigento. Questione questa al centro del manifesto di chi (l'associazione Capurro in primis) chiede che Sciacca torni ad essere azienda ospedaliera autonoma, con un suo budget amministrativamente slegato dal capoluogo. Ma la battaglia tra le battaglie è quel Dea di primo livello, ottenuto nel 2019, ma mai concretizzatosi per la mancanza di neurologi per far funzionare la stroke unit. E ora la Regione sta lavorando ad una nuova rete ospedaliera, anche se dalle nostre parti la vecchia non è mai entrata in vigore. Per come si sono messe le cose, c'è da temere che si continuerà a togliere qualcosa. Il comitato civico per la Sanità è pronto ad investire nuovamente delle criticità dell'ospedale ai tre deputati regionali del nostro territorio, Margherita La Rocca Ruvolo, Carmelo Pace e Michele Catanzaro. A Palermo ora l'argomento privilegiato è il rimpasto in giunta. Per i diritti elementari dei cittadini, c'è sempre tempo per decidere.