La città dei Templi aveva tutte le carte in regola per l'assegnazione del titolo, dato il suo importante patrimonio artistico e culturale, ma la giuria ha optato per il comunque meritevole comune emiliano.
La designazione è stata effettuata a Roma dalla giuria presieduta da Stefano Baia Curioni ed annunciata dal ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, che ha letto la motivazione:
"(Parma è ) Un esempio virtuoso di elevata qualità nella progettazione territoriale a base culturale. I suoi punti di forza sono rappresentati in particolare: dalla capacità di attivare e coordinare un sistema estremamente complesso di soggetti, allargato su base territoriale estesa. Il progetto infatti enfatizza un forte e attivo coinvolgimento dei privati delle imprese del territorio, una stretta relazione con il mondo dell'università e della ricerca, con il mondo della cultura e del welfare, nella presenza di un rapporto consapevole tra rivitalizzazione urbana, promozione sociale, produzioni culturali, con riferimento esplicito all'attivazione di distretti; da un sistema di offerta culturale di ottimo livello realizzato con esplicita attenzione ai giovani nell'integrazione di discipline artistiche, con particolare riferimento alla tradizione musicale; da una forte capacità di gestione dei sistemi di accoglienza e gestione della creatività in vista della sostenibilità complessiva".
Erano dieci le città finaliste: oltre a Parma ed Agrigento, anche Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso. A loro il Ministro si è invece rivolto così: "Già entrare nella shortlist è motivo di vanto, è come entrare nelle nomination agli Oscar".
La competizione per l'assegnazione del titolo di Capitale Europea della Cultura 2019, che nel 2014 ha visto prevalere Matera tra le sei città finaliste, ha portato all'istituzione della Capitale Italiana della Cultura. Un milione di euro che ogni anno il Governo mette in palio per stimolare le amministrazioni a perseguire un modello di sviluppo sostenibile che vede la cultura al centro della crescita sociale, economica e civile del territorio attraverso il coinvolgimento delle realtà pubbliche e private. Dopo Cagliari, Lecce, Ravenna, Siena e Perugia-Assisi, Capitali Italiane della Cultura ex aequo nel 2015, è stato il turno di Mantova nel 2016 e di Pistoia nel 2017, mentre per il 2018 il titolo è stato attribuito a Palermo. Almeno un riconoscimento in Sicilia.
Non si scoraggia, comunque, il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto. “ … hanno già vinto gli agrigentini, il loro impegno, la voglia di gettare il cuore oltre l'ostacolo, di sconfiggere l'ignavia, la rassegnazione. Agrigento è già una Capitale di arte, natura architettura, storia, bellezza. Agrigento è già capitale della cultura con i suoi nomi illustri, con i grandi della Letteratura della Filosofia della Scienza, con i pilastri del nostro Sapere. Agrigento da questa esperienza di candidatura a Capitale 2020 capitalizza un'enorme quantità di energia positiva che la porterà nei prossimi due anni a costruire un programma di attività ed eventi che sono la base di partenza per un nuovo inizio. Agrigento 2020 non è un punto di arrivo. È un punto di svolta – ha concluso - che potrà divenire un esempio per la Sicilia, per l'Italia, per il mondo intero”.