Non stiamo parlando, naturalmente, del servizio del 118, ma dei mezzi normalmente utilizzati per il trasferimento di pazienti verso altri nosocomi in caso di necessità oppure, come nel caso della Risonanza magnetica, che per ora viene garantita in regime di convenzione presso uno studio radiologico privato, per permettere ai malati di sottoporsi a questa importante diagnostica. È una situazione ormai letteralmente precipitata, quella che riguarda l'ospedale di Sciacca, che si inserisce in un quadro nel quale l'Ortopedia continua ad essere ferma, con un solo medico che sta provando a garantire qualche prestazione ambulatoriale, per quello che può ovviamente, mentre dell'annunciata convenzione con i chirurghi del "Buccheri la Ferla" non si vede ancora nemmeno l'ombra. E così le persone che hanno subito un incidente o comunque un trauma, dopo un parcheggio infinito (con annessa sofferenza immane) nel pronto soccorso, sono costrette ad andare via, alla ricerca di un altro ospedale, da quelli palermitani al "San Giovanni di Dio", da Caltanissetta a Licata, alla ricerca di un'altra traumatologia, di un altro chirurgo che possa mettere le mani su di loro. Non va meglio però nei nosocomi palermitani, dove le sedute operatorie del Civico o del Policlinico, tanto per fare degli esempi, hanno liste d'attesa già particolarmente lunghe. Stando a quanto si apprende, il direttore generale Giuseppe Capodieci, che non più di qualche giorno fa è venuto a Sciacca per incontrare sindaco e consiglieri comunali, nei giorni scorsi avrebbe fatto telefonate su telefonate, chiedendo a medici ortopedici di altri ospedali di potere garantire sedute operatorie a Sciacca.
Ma dopo la fine della convenzione con i medici del Civico di Palermo, con l'equipe capeggiata dal dottor Franco Raso, ortopedico saccense che ha garantito il servizio più per spirito di appartenenza al suo paese natio che per altre ragioni, in sette mesi l'Asp non è riuscita a risolvere il problema. E dopo il Civico si è andati a bussare alla porta del Buccheri la Ferla. Ottenendo, peraltro, la disponibilità del dottor Tulumello (ufficialmente primario dell'Ortopedia di Sciacca, ma che da tempo opera ad Agrigento) di potere tornare al "Giovanni Paolo II" almeno una volta alla settimana per garantire le sedute operatorie di un giorno. Si attende anche che il dottor Capodieci avrebbe bussato anche ad altre porte, quelle dei chirurghi ortopedici di Marsala o di Trapani, ottenendo risposte negative.
La questione Ortopedia è solo una specie di paradigma di una situazione ben più complessa, quella riguardante l'ospedale di Sciacca. Dea di primo livello mai attuato, e ci riferiamo alla questione della stroke unit mai attivata per mancanza di neurologi. Col rischio che la nuova rete ospedaliera, tuttora in discussione a Palermo, cancelli quello che è stato conquistato nel 2019. "Gli ospedali di Sciacca ed Agrigento sono entrambi Dea di primo livello, e noi intendiamo investire prioritariamente su questi nosocomi, poi lo faremo anche sugli altri", ha detto Capodieci lunedì pomeriggio all'interno dell'aula Falcone Borsellino, incontrando amministrazione e consiglio comunale di Sciacca.
Il problema è ben più complesso di quanto possa sembrare. Mancano i medici, e questo è un dato oggettivo e incontrovertibile. A Sciacca ci sono una sessantina di posti vacanti tra i dirigenti medici. Non si capisce se il posto di primario dell'Ortopedia sia da considerarsi vacante o meno. Giuridicamente forse non lo è. Intanto nei giorni scorsi è stato espletato un concorso per assumere nuovi ortopedici. Ma si tratta di specializzandi che, dunque, non possono prendere servizio e rimanere da soli in reparto, avranno quindi bisogno di essere affiancati. Il dottor Capodieci dice che si sta provando di tutto, compreso riassumere i medici in pensione, per cui era stato pubblicato un avviso pubblico.
Ma l'emergenza dell'ospedale di Sciacca riguarda tanti reparti: l'Urologia ha un solo medico in servizio, si teme fortemente che l'Oculistica (che a Sciacca è unità operativa complessa) venga svuotata e dirottata al San Giovanni di Dio di Agrigento (dove è però unità operativa semplice). E ancora: per l'Oncologia, dopo che l'Asp ha convinto il dottor Domenico Santangelo a non andare via da Sciacca, è stato nominato un altro medico, e il direttore generale Capodieci ha chiesto l'autorizzazione all'assessorato regionale a nominare a tempo determinato un terzo medico. Non va dimenticato che ad Agrigento gli oncologi sono 6, così per come stabilisce la pianta organica, e tuttavia lo scorrimento fatto per un altro dirigente, invece che assegnarlo a Sciacca è stato assegnato al San Giovanni di Dio, dove adesso i medici sono sette. Oncologia dove continua ad essere sospeso il servizio di nutrizione clinica che due biologi nutrizionisti garantivano in maniera del tutto gratuita.
Il comitato civico per la Sanità di Sciacca, dopo avere portato in strada diecimila persone contro lo stato in cui si trova l'ospedale, continua a chiedere il rispetto degli impegni in favore dell'ospedale di Sciacca, e continua ad invocare l'impegno del sindaco Termine e dei deputati regionali del versante occidentale della provincia di Agrigento. Inutile soffermarsi sull'impegno a consegnare i lavori in corso da due anni del nuovo pronto soccorso. Così come è inutile, purtroppo, continuare a far notare che i medici del reparto di Medicina generale sono costretti a dividersi tra l'ospedale di Sciacca e quello di Ribera. Mancano i medici non solo a Sciacca, viene ripetuto continuamente. Ma se Sciacca un medico ce l'aveva, ma le sue prestazioni vengono svolte all'ospedale di Agrigento, questa è una vicenda sulla quale anche l'assessorato regionale alla Salute aveva pronunciato una censura di cui, poi, si sono perse improvvisamente le tracce. E si attende la nuova rete ospedaliera, che arriverà senza che a Sciacca, come più volte hanno fatto notare i vertici del Comitato civico per la Sanità, sia mai stata applicata quella vecchia.