da impedirgli di riprodursi almeno per i prossimi duecento anni. C'è chi si augura un devastante terremoto che distrugga l'intera città. C'è poi anche chi propone di fucilare dieci saccensi per ogni randagio morto a Muciare, sulla stessa scia di come fecero i tedeschi nella storica drammatica rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Nelle ore in cui Sciacca è finita sotto i riflettori per l'indegna strage di cani randagi avvelenati a Muciare, il popolo animalista del web si è scatenato. Dalle alpi a Lampedusa il linguaggio utilizzato rischia di fare invidia a quello dei soldati dell'Isis. C'è chi annuncia iniziative vendicative, chi augura un cancro a tutti, non solo agli autori dello spargimento di polpette avvelenate a Muciare. Ma la contraddizione la fa da padrona: c'è chi augura la morte agli esseri umani invocando al tempo stesso la maledizione di Dio, così come c'è chi da un lato sostiene che gli esseri umani che vengono dall'Africa vanno lasciati morire in mare aperto e dall'altro inveiscono contro un intero popolo per la strage dei cani randagi. Non parliamo poi degli attacchi al sindaco di Sciacca, agli auspici peggiori su di lei e sui suoi familiari. E come ogni buon Napalm51, il personaggio di Maurizio Crozza che vede complotti ovunque, non mancano quelli che inquadrano l'uccisione dei randagi nella necessità di bonificare il territorio in occasione del prossimo giro d'Italia. Non mancano, tra i lucidi commentatori, quelli che invitano al boicottaggio di Sciacca dalle mete turistiche, così come non mancano quelli che vorrebbero cancellare la Sicilia dalla cartina geografica. Commenti su commenti, di una violenza inaudita, al punto da richiamare anche un presunto danno d'immagine che, però, non dovrebbe essere preso in considerazione da chi ha senso della misura e capacità di discernimento e di capire che generalizzare è sempre sbagliato, e chi generalizza indugia sempre nel preconcetto e nella convinzione che in Sicilia oltre che uccisori di cani siamo anche tutti mafiosi, che tutti i preti siano pedofili, che tutti i romani siano fannulloni, che tutti gli industriali del nord paghino tangenti e così via. In che modo riabilitare l'immagine di Sciacca? Perché chi non ha alcuna responsabilità per la morte dei cani randagi dovrebbe scusarsi o cercare di recuperare prestigio agli occhi di persone esaltate? Sciacca è una città ricca di storia e cultura, che ha dato i natali a personalità illustri del mondo dell'arte e della conoscenza. Chi ha ucciso i cani randagi ha commesso un grave reato. Ma la responsabilità penale è personale, non collettiva. La gente perbene di Sciacca non si sente in colpa, non ha bisogno di riabilitare il suo nome nei confronti di nessuno: né degli animalisti esaltati, né di chi fa di tutta l'erba un fascio. E tutto questo anche se ci sono quelli (figuriamoci) che non hanno esitato a far sapere al mondo del web di vergognarsi di essere nati a Sciacca o di essere saccensi.