Per tali ragioni occorre individuare nell'immediato delle soluzioni per la sopravvivenza dell’agrumicoltura siciliana”. Inizia così il documento a firma dei presidenti del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia Igp, Gerardo Diana, e del Consorzio Arancia di Ribera Dop, Salvatore Daino, che hanno elaborato una piattaforma di richieste per salvaguardare la coltivazione delle arance in Sicilia. Documento che sarà trasmesso ai governi regionale e nazionale e a tutti gli organi preposti alla risoluzione della crisi idrica che sta attanagliando l’agrumicoltura siciliana. Tra le misure richieste nella piattaforma, l’annullamento degli gli oneri consortili per il 2023 a causa della siccità, sconti per l’acquisto di energia elettrica e gasolio agricolo ed una riforma del sistema assicurativo che non copre più i danni provocati da grandine e siccità. Altra nota dolente evidenziata nel documento è l’accesso ad Agricat, il fondo mutualistico nazionale per la copertura dei danni causati alle produzioni da eventi climatici. “È necessario che i pagamenti arrivino in tempi brevissimi e che siano adeguati, portando reale ristoro per il danno enorme subito dai produttori. Agricat, se funzionasse sempre, senza lungaggini burocratiche e problemi tecnici, potrebbe essere un valido strumento di supporto per i produttori”, osservano Daino e Diana. Ed ancora, nel documento si chiede anche il completamento delle opere necessarie per rendere funzionali tutte le dighe e gli invasi costruiti in Sicilia e la semplificazione delle pratiche burocratiche per poter ricercare e attingere all’acqua autonomamente. I rappresentanti dei due consorzi chiedono inoltre agli interlocutori istituzionali che sia rispettata la reciprocità con i Paesi concorrenti produttori di agrumi. "Sempre di più ormai sulle diverse sponde del Mediterraneo vengono prodotti arance, limoni, ortaggi, pomodori, tutte produzioni simili alle nostre che in vario modo invadono i mercati europei e diventano concorrenziali per noi, con una differenza essenziale che è costituita dai costi di produzione che indubbiamente sono di molto inferiori nei paesi della sponda africana del Mediterraneo, costituendo di fatto una forte distorsione nei mercati. A questo si aggiunge l’uso spregiudicato di prodotti chimici che da tempo, a salvaguardia dei consumatori, dei cittadini europei e dell’ambiente, sono vietati nei nostri Paesi. È necessario, pertanto che l’Unione Europea e i singoli Paesi trovino il modo di tutelare le economie dei Paesi membri garantendo a tutti gli effetti il principio di reciprocità", concludono i rappresentati dei due consorzi.