Salvo Cocina, capo della Protezione civile e coordinatore della cabina di regia istituita dal presidente della Regione Renato Schifani l'altra mattina in prefettura si è letteralmente arrabbiato. La sua vittima contingente è stato il sindaco di Agrigento Franco Micciché. L'invito di Cocina ai primi cittadini è stato chiaro e drammatico: cercare nuovi pozzi sul territorio, a requisire quelli privati, a riattivare quelli dismessi,. Altrimenti tra poche settimane non ci sarà più acqua. Vanno trovati con estrema urgenza altri cento litri di acqua al secondo. E sono undici i comuni agrigentini che se non si trova una soluzione rimarranno senza risorsa idrica: Agrigento (in alcune zone a nord del territorio), Aragona, Casteltermini, Comitini, Favara, Joppolo Giancaxio, Raffadali, San Biagio Platani, San Giovanni Gemini, Sant'Angelo Muxaro e Santa Elisabetta. Viene fuori una situazione pericolosa, che evidentemente necessita di interventi strutturali. Per i dissalatori ci si sta pensando ma ci vuole ancora tempo. E tempo non ce n'è. Ma i sindaci sono stati letteralmente strigliati dal capo della Protezione civile. Trovate altre risorse, scavate altri pozzi. Ma non pertutti scavare altri pozzi alla ricerca di acqua è una buona soluzione. "Il nostro bacino - dice il sindaco di Santo Stefano Quisquina Francesco Cacciatore - è stato ultrasfruttato, e ulteriori trivellazioni contamineranno le nostre falde acquifere".
Intanto continuano i disservizi di Aica sul territorio di Sciacca. In via Rodolfo Morandi i turni di erogazione programmati saltano ormai senza soluzione di continuità. In un mese un cittadino ha dovuto ricorrere quattro volte all'autobotte privata, al prezzo tutt'altro che modico di 85 euro alla volta. Ieri turno saltato nella zona del Fondo la Seta, con la cittadinanza che lì risiede lasciata a secco nel giorno di Ferragosto. Altri problemi anche nel centro storico, con la zona identificata sul sito 3C dove alcuni ricevono l'acqua per meno di 30 minuti e altri per diverse ore. Ancora, acqua centellinata anche in via Perollo, dove i residenti non riescono a riempire le cisterne. L'aumento della pressione evidenzia lo stato vetusto della rete idrica, con quantitativi di acqua che purtroppo di disperdono per strada, generando una condizione che grida vendetta, perché si sa che la metà dell'acqua, in un momento di grande necessità come quello attuale, purtroppo si spreca.