Souvenir, tra calamite e altri oggetti di varia natura, che solitamente ritraggono le peculiarità e le caratteristiche di quei luoghi, dal paesaggio ai monumenti, dalle bellezze architettoniche all'artigianato tipico delle città visitate. Ebbene, tra i souvenir in vendita nella città di Agrigento, anche quelli che strizzano l'occhio ad una sorta di esaltazione della mafia, per portare con sè evidentemente il ricordo di essere stati non tanto nella terra della Valle dei Tempi, patrimonio Unesco, o nella città che ha dato i natali a Luigi Pirandello, quanto piuttosto in una terra di mafia, come se fosse dunque una sorta di vanto, una cosa di cui andare fieri. Una circostanza che ha portato il sindaco Francesco Miccichè a vietarne la vendita dopo che in alcune vetrine dei negozi della centralissima via Atenea erano stati esposti alcuni oggetti che ritraggono il classico siciliano vestito di nero, con la coppola e la lupara, con tanto di scritta "u mafiusu". Ma c'è di più: c'è anche la coppia, lui e lei su una macchina colorata di verde, bianco e rosso, ed entrambi portano sulle spalle il fucile a canne mozze. Poi ci sono le statuine di padre, madre e figlio con tanto di didascalia "famiglia mafiusa". E così, Francesco Miccichè ha emesso un'ordinanza che vieta la vendita, da parte di coloro che commerciano souvenir turistici, di oggetti e rappresentazioni rievocative della mafia e dei mafiosi. Nell'ordinanza di divieto, tra l'altro il sindaco scrive: "Ritenuto che la vendita di tali prodotti nel territorio di Agrigento mortifica la comunità agrigentina, da anni impegnata nella diffusione della cultura della legalità, si ordina il divieto di vendita di qualsiasi tipo di oggetto che inneggi, o richiami in qualunque modo e forme, alla mafia e alla criminalità organizzata". Non mancheranno i controlli e in alcuni casi anche le multe e pare che già nella giornata di ieri, dopo la diffusione della notizia sull'emissione dell'ordinanza, alcuni commercianti abbiano ritirato gadget e souvenir incriminati nel giro di poche ore. Già nel 2019 era stato l'allora direttore del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, Giuseppe Parello a fermare la vendita di questi prodotti che erano esposti sulle bancarelle sistemate nel piazzale antistante il punto di ristoro. Quelle bancarelle erano piene zeppe di calamite con ceramiche che raffiguravano il siciliano visto nello stereotipo del Padrino, con tanto di coppola e lupara. Ma pare che souvenir come questi siano in vendita anche a Palermo nelle bancarelle e in alcuni negozi nei pressi del porto. Oggi la Cgil di Agrigento dichiara di apprezzare la scelta operata dal sindaco Miccichè. Sono oggetti, scrive il segretario Alfonso Buscemi, che non solo banalizzano la gravità del fenomeno mafioso, ma rischiano anche di alimentare una cultura di omertà e di glorificazione della criminalità organizzata. La Cgil conclude auspicando un rafforzamento dei controlli da parte dei vigili urbani e delle altre autorità competenti, affinché si assicuri il rispetto delle normative che vietano la vendita di tali prodotti.