il 60% rispetto alla campagna olearia dello scorso anno. La causa? Manco a dirlo la siccità e lo stress idrico a cui sono state sottoposte le piante negli ultimi mesi. A denunciarlo i produttori e le organizzazioni sindacali regionali.
La mancanza di pioggia, l'aumento delle temperature e le molteplici ondate di calore hanno influito negativamente sui cicli produttivi di tutte le più importanti produzioni agroalimentari siciliane. Secondo le stime, la Sicilia quest'anno potrebbe attestarsi su una produzione di olio di 16/18 mila tonnellate a fronte delle 35 mila tonnellate della campagna 2023-2024.
Ancora peggiori le stime per quanto riguarda le olive da tavola. Minor prodotto che potrebbe significare, ovviamente, aumento dei prezzi per il consumatore finale. Stando a quanto riferiscono gli esperti, nonostante le piante di ulivo siano considerate resistenti pure in zone aride, assistiamo oggi ad un essiccamento delle chiome dovuta alla mancanza di risorsa idrica in profondità, inoltre il frutto non ha ottenuto il consueto accrescimento, rimanendo di piccole dimensioni. La situazione è aggravata dalle difficoltà nell'irrigazione sia perché gli invasi sono quasi vuoti sia perché le condotte sono vecchie e in pessimo stato, e disperdono almeno la metà della poca acqua che viene fatta passare.
E' un sistema, quindi, che andrebbe ripensato daccapo con migliorie infrastrutturali e sistemiche. I produttori sperano che settembre e ottobre portino un po' di pioggia in modo tale da idratare le piante e salvare il salvabile.
Senza piogge, non è escluso che la raccolta delle olive possa essere ulteriomente anticipata. Di contro la qualità dell'olio extravergine d'oliva siciliano è sempre di alto livello e, in particolar modo quello con il marchio igp, viene piazzato bene sui mercati nazionali ed internazionali nonostante la concorrenza e i bassi costi che provengono dal nord Africa e dalla Grecia.