organizzazioni nazionali maggiormente rappresentative delle imprese turistico ricettive, a denunciare il rischio che, attraverso la riforma dell'imposta di soggiorno richiesta al governo centrale dall'Anci, si permetta anche ai comuni non turistici di introdurre un balzello per i visitator, destinando i proventi a utilizzi diversi. In sostanza: i comuni hanno bisogno di soldi, e alla fine l'imposta di soggiorno (che potrebbe cambiare perfino nome) diventa solo un modo per far quadrare i bilanci comunali. Cosa che, sostanzialmente, viene già fatta da anni. Per le organizzazioni di categoria bisogna migliorare la norma vigente, con un regolamento uguale per tutti, garantendo la massima trasparenza nell'utilizzo delle somme introitate e con un tetto massimo di applicazione del tributo. I timori di Ezio Bono, di Sciacca Turismo.