Debito relativo alla fornitura idrica, posto che la maggior parte dell’acqua distribuita in provincia di Agrigento, soprattutto nel versante orientale carente di risorse, proviene dalla società partecipata.
La società di sovrambito, che alcuni mesi fa ha emesso un decreto ingiuntivo, ha inoltrato una nuova diffida all’Azienda Idrica Comuni Agrigentini sostenendo che, a fronte di una regolare fornitura, dal mese di gennaio scorso sarebbe stato corrisposto soltanto un importo di circa 200 mila euro alla settimana e in modo non continuativo, accumulando progressivamente il debito arrivato ora a 20 milioni di euro. Una somma che rischia di far saltare il banco, considerata la già vulnerabilità finanziaria di Aica legata alle inadempienze di diversi comuni della provincia, a partire dalla famosa quota del prestito regionale mai garantita.
Siciliacque, dunque, potrebbe chiudere i rubinetti, generando il disastro considerato che vende ad Aica la quasi totalità dell’acqua utilizzata dagli utenti agrigentini, ma potrebbe soprattutto decretare il fallimento dell’Azienda Idrica che trascinerebbe nel baratro tutti i comuni che gestisce, anche quelli che hanno autonomia idrica ( Sciacca è un esempio) e che fino ad oggi hanno anche garantito importanti introiti nel bilancio della Consortile.
L’emergenza idrica di questa estate ha messo in secondo piano la difficilissima situazione economica in cui da tempo, se non dall’origine, si dibatte Aica, ma è un aspetto certamente non secondario che i sindaci dei comuni per primi devono attenzionare.
I rapporti tra Siciliacque ed Aica, peraltro, si sono ulteriormente complicati nella stagione estiva a causa di un rimpallo di responsabilità nella vicenda delle continue interruzioni nella fornitura idrica.
Aica ha tirato in ballo Siciliacque in relazione a presunte disparità nell’adozione dei piani di razionamento idrico, ma soprattutto in merito ai guasti agli acquedotti di competenza della società di sovrambito che poi avebbero generato ripercussioni nella fornitura idrica ai comuni.
La situazione più grave rimane comunque quella economica che poi si palesa anche nella difficoltà del gestore di garantire gli interventi di manutenzione di reti e impianti. Agrigento e Sciacca hanno già assunto la decisione e concordato con Aica gli interventi sostitutivi, ma saranno altre somme che verranno decurtate dagli introiti dell’azienda, seppure per Sciacca si parli di 150 mila euro, bastevoli a porre rimedio soltanto a qualche perdita a fronte delle circa 500 rotture che si contano lungo la condotta, non solo quella del centro abitato. Le situazioni più critiche, peraltro, non sono quelle che giornalmente il cittadino vede, ma quelle che interessano le condotte principali.
Quella che rappresentiamo oggi è la situazione in contrada Salinella dove nelle campagne, pur nell’anno della massima siccità, si è generato un fiume alimentato dall’acqua che si disperde a causa di un guasto lungo la condotta che da Sciacca porta l’acqua negli altri comuni agrigentini.
Una continua e considerevole perdita segnalata all’amministrazione e ad Aica. Sono queste situazioni quelle che devono prioritariamente essere risolte dal gestore. L’assurdità, infatti, è che almeno il 50% delle risorse idriche della città di Sciacca si disperdono lungo la condotta ( così succede anche in tanti altri comuni) mentre Aica continua ad accumulare debiti nei confronti di Siciliacque per forniture idriche che magari non sarebbero necessarie, quantomeno non nelle proporzioni attuali.