abbassata l'attenzione verso la problematica delle risorse idriche di cui può ancora disporre la Sicilia. In realtà, purtroppo, la situazione resta drammatica e tutti gli invasi dell'isola sono in sofferenza, vuoti o quasi vuoti.
I dati ufficiali della Regione Siciliana sono emblematici. Attraverso drastiche misure di razionamento, resistono tuttora un paio di milioni di metri cubi di acqua al Lago Arancio di Sambuca di Sicilia e alla diga Castello di Bivona, circa un quarto della loro potenziale capienza. In provincia di Agrigento i laghi Fanaco e Leone sono a secco, nell'area di Caltanissetta gli invasi Comunelli e Disueri sono poco più che pozzanghere, il lago Pozzillo a Regalbuto è al limite, la diga Garcia a Contessa Entellina è ben al di sotto del suo potenziale e così, via via, in tutta la Regione da est ad ovest.
Senza voler alimentare allarmismo, ma riportando semplicemente il parere degli esperti, in assenza di piogge copiose e di adeguata conservazione dell'acqua, le risorse idriche attualmente disponibili dovrebbero esaurirsi entro dicembre. A farne le spese, in particolar modo, i settori agricolo e zootecnico, ma i riflettori sono puntati anche sul potabile. Non solo l'annata particolarmente siccitosa e gli evidenti cambiamenti climatici.
Ad aggravare la situazione da un lato i fondali dei laghi che sono sporchi e non consentono una maggiore e migliore invasamento dell'acqua e dall'altro la dispersione idrica con la Sicilia che, dati alla mano, è la terza regione d'Italia per acqua che si disperde lungo reti colabrodo. Tra le province, invece, è proprio quella di Agrigento a vincere la maglia nera delle perdite idriche con il 58% delle risorse che si perdono letteralmente per strada. L'allarme era stato lanciato già a marzo, ben prima dell'estate caldissima vissuta.
Negli ultimi 50 anni in Sicilia sono state soltanto 7 le dighe collaudate. Secondo l'Autorità di Bacino del Distretto idrografico della Sicilia, su 46 invasi siciliani, soltanto 20 sono regolarmente collaudati e funzionanti al 100%. La politica regionale sta provando a correre ai ripari finanziando la ricerca di nuovi pozzi o la messa in funzione dei dissalatori, ma le colpe degli ultimi governi sono ormai palesi.
Sapete da quanto tempo si attende il collaudo del lago Trinità di Castelvetrano? Dal 1959. C'è tempo. Sapete quanto potrebbe invasare il lago Rosamarina di Caccamo? 100 milioni di metri cubi, ma siccome non è collaudato ne può contenere non oltre 60. Il resto dove va a finire? In mare. Stessa cosa per l'acqua portata dal fiume Verdura a Ribera, dove da mezzo secolo si parla, solo a parole, della realizzazione della cosiddetta diga Valentino, da collocare a valle del Verdura e che potrebbe invasare l'acqua di quella porzione di territorio.
La capienza ridotta del sistema siciliano degli invasi, a causa dei detriti sui fondali e dei mancati collaudi, ci costringe a buttare in mare enormi quantità di acqua che oggi, e in futuro, ci manterrebbero al sicuro da qualsiasi emergenza.
Le cause del problema, dunque, sono note e non dipendono solo dal clima, ma, soprattutto, da coloro che, per generazioni, avevano la responsabilità politica di fare e non hanno fatto.