aveva pubblicato la notizia che finalmente la seconda sala di Emodinamica del "Giovanni Paolo II", dopo lavori di adeguamento incredibilmente durati diversi anni, era in funzione, con i cardiologi destinati al funzionamento dell'angiografo regolarmente al lavoro. La notizia odierna è che il direttore generale dell'Asp Giuseppe Capodieci venerdì mattina alle 10 sarà a Sciacca per inaugurare ufficialmente questo fondamentale strumento diagnostico.
Si chiude il sipario, dunque, su uno dei simboli dei ritardi e di una burocrazia troppo farraginosa, che diverse volte, quando l'unica sala di Emodinamica disponibile era inutilizzabile per qualche guasto tecnico, impediva al "Giovanni Paolo II" di potere garantire un fondamentale servizio salvavita, con le urgenze dirottate ad Agrigento.
Adesso non dovrebbe più essere così, e di questa importante novità bisogna doverosamente prendere atto. Già nel corso dell'ultima seduta del consiglio comunale di Sciacca il sindaco Fabio Termine, in fase di comunicazioni, aveva riferito all'assise i contenuti del recente sopralluogo di Capodieci all'ospedale, alla presenza dei componenti la commissione consiliare Sanità presieduta da Nino Venezia, nel corso del quale, tra i diversi impegni assunti, il manager aveva garantito l'imminente disponibilità non più di una ma di due sale di Emodinamica. Che, dunque, smette di essere una criticità. Una risposta, sicuramente significativa, rispetto però ad un lungo elenco di rivendicazioni da parte del territorio nei confronti dell'Asp di Agrigento ma, essenzialmente, nei confronti della Regione Siciliana. Il dibattito sulla nuova rete ospedaliera, che sembra essere al centro del confronto politico interno alle forze di governo. Si teme che il destino dell'ospedale di Sciacca possa non essere più quello di Dea di primo livello. E, d'altra parte, è anche vero che nei mesi scorsi era circolata (si sospetta che questo sia successo artatamente) una bozza di futura organizzazione degli ospedali che inquadrava il "Giovanni Paolo II" tra gli ospedali di base.
Fu questo uno dei temi al centro della grande mobilitazione popolare in difesa dell'ospedale di Sciacca, con migliaia di cittadini che contestarono quella bozza. Sarebbero poi arrivate precise rassicurazioni, rinnovate proprio nelle settimane scorse, da parte dei due componenti agrigentini della commissione parlamentare Salute dell'Ars, vale a dire il vicepresidente Carmelo Pace e la deputata Margherita La Rocca Ruvolo. I problemi attorno alla sanità siciliana ci sono e si toccano con mano. E tuttavia la indisponibilità di medici fa il paio con l'indiscutibile gestione del potere, come d'altronde hanno rivelato le recenti fibrillazioni che si sono susseguite attorno alla nomina di direttore amministrativi e sanitari.
Nel frattempo l'Ortopedia ha ripreso le attività, quelle operatorie con l'equipe del "Buccheri La Ferla", che raggiunge Sciacca due volte alla settimana (non certo gratuitamente), con la nomina del medico di alta specializzazione e col funzionamento delle attività ambulatoriali e post operatorie anche con medici richiamati dalla pensione. Capodieci si è impegnato a reperire un nuovo primario di Medicina attraverso l'Università di Palermo e a recuperare qualche urologo tra quelli siciliani che al momento lavorano al nord e che potrebbero avere voglia di tornare dalle nostre parti. Mentre per il nuovo pronto soccorso dobbiamo aspettare la primavera del 2025, la situazione in generale rimane assai critica, e le risposte devono essere più tempestive. Non possono volerci anni per disporre di una nuova sala di Emodinamica, e non possono volerci anni per avere il nuovo pronto soccorso. E, non sarà la cosa più importante, ma sembra paradigmatica della crisi, non ha senso aver fatto chiudere il bar lasciando, in attesa di un nuovo affidamento che sembra una calenda greca, sguarnita la struttura sanitaria.