è stata sventata "una minaccia grave" che "ha provocato danni alla sicurezza di infrastrutture dello Stato". È decisamente finito nei guai l'hacker di 24 anni nato a Sciacca, residente a Gela e domiciliato a Roma, arrestato dalla polizia postale nell'ambito di un'inchiesta che ha coinvolto al momento le procure della Repubblica di Brescia e di Napoli. In particolare il giovane avrebbe carpito informazioni dai server del ministero della Giustizia inizialmente per avere contezza di una indagine che lo riguardava. Poi però sarebbe riuscito a rubare file riservatissimi. Adesso il ventiquattrenne, che si sarebbe nascosto dietro quattro livelli cifrati di anonimato, è accusato di accesso abusivo aggravato alle strutture e diffusione di malware e programmi software in concorso con ignoti. Altre tre persone, nel frattempo, sono già state individuate e finite nel registro degli indagati. Un'inchiesta che dunque sembra essere appena all'inizio.
L'hacker era finito sotto indagine a Brescia. Un procedimento successivamente trasmesso a Gela. Il giovane, impiegato come programmatore, è stato bloccato ieri pomeriggio, poco prima che scattassero una serie di perquisizioni grazie alle quali sono stati trovati, decriptati e sequestrati diversi terabyte di dati, in parte coperti da segreto investigativo, dislocati anche su server posizionati all'estero. Non solo: estromettendo gli amministratori, l'uomo avrebbe drenato da portafogli virtuali esteri ingenti guadagni della vendita di beni e servizi illeciti: milioni di euro, tre per la precisione, in bitcoin, sequestrati presso exchange in tutto il mondo.
Successivamente l'hacker 24enne, ha scandagliato i server del ministero acquisendo fascicoli coperti dal segreto investigativo. Secondo gli inquirenti il giovane si sarebbe impossessato illecitamente di migliaia di file dai server della procura di Brescia. Secondo quanto riportato dal Giornale di Brescia, dagli atti dell’inchiesta risulta che “è stato accertato come nel periodo settembre-ottobre 2021 il ventiquattrenne abbia violato due server della rete della Procura di Brescia oltre alla postazione di lavoro in uso al sostituto procuratore Erica Battaglia, da cui ha esfiltrato migliaia di file contenenti atti giudiziari". Oltre alla postazione della pm antimafia Erica Battaglia, l’hacker ha interamente copiato 19 caselle mail della Procura di Brescia e Gela tra cui quelle relative al deposito di comunicazioni notizie di reato, ricezione atti e ancora gli indirizzi "deposito atti penali 1-2-3".
Insomma: l'hacker ra diventato l'incubo del ministero della Giustizia. Le sue incursioni nei server a un certo punto hanno spinto gli inquirenti a un ritorno indietro nel tempo, per quanto riguarda le modalità d'indagine, a usare la carta e le riunioni in presenza, costringendoli a rinunciare a email, chat e video call, per evitare di essere, loro, "intercettati". La paziente e sofisticata inchiesta dei magistrati del pool reati informatici di Napoli ha coinvolto diversi uffici inquirenti, da Nord a Sud, che si sono interfacciati attraverso il supporto della Direzione nazionale antimafia.