a lanciare un monito al governo della Regione: "Vorremmo conoscere per le vie istituzionali, e non attraverso i giornali, i dettagli dell'attività dell'assessorato regionale alla Salute sulla nuova rete ospedaliera". Una dichiarazione che giunge all'indomani dell'interessante reportage pubblicato dal Giornale di Sicilia contenente diverse anticipazioni sul futuro della sanità siciliana. Si apprende così come piazza Ziino intenda cancellare reparti doppioni fra ospedali vicini, trasformare alcuni piccoli presidi, aumentare le aree di emergenza e creare i pronto soccorso nelle cliniche private.
Per Catanzaro "il governo Schifani continua a muoversi attraverso slogan e anticipazioni, ma noi ci aspettiamo che il dibattito ed il confronto su temi così delicati passi prioritariamente in commissione Sanità. Invece - conclude - ci troviamo ancora una volta a conoscere il confusionario operato del governo Schifani attraverso i giornali".
Al di là delle schermaglie politiche, da quanto si apprende nei prossimi giorni è prevista una full immersion tra il dirigente generale della Pianificazione Strategica, Salvatore Iacolino, e i manager delle Asp. Si comincerà con quelli delle città metropolitane di Messina, Catania e Palermo. Dal 21 ottobre in avanti Iacolino incontrerà tutti gli altri. Il tempo stringe, perché il ministero della Salute ha imposto la scadenza del 2024 per consegnare a Roma la nuova rete. Si prova a far partire la nuova organizzazione dai primi di gennaio. Si prevede un negoziato intenso con sindaci e sindacati. Poi toccherà alla commissione Sanità. Poi toccherà al governo la fase di concertazione con sindacati e sindaci. Infine ci sarà l’esame in commissione Sanità all’Ars. I piccoli ospedali non chiuderanno ma verranno trasformati. Secondo le anticipazioni giornalistiche non ci dovrebbe essere un taglio dei posti letto. Sembra una buona notizia, in realtà non lo è perché questa decisione scaturisce dal fatto che gran parte della rete ospedaliera a suo tempo approvata nel 2019 (quella che introdusse il "Giovanni Paolo II" di Sciacca tra gli ospedali Dea di primo livello) è rimasta inattivata. E noi ne sappiamo qualcosa, visto che Sciacca è stata Dea di primo livello solo in linea teorica, questione principale delle rivendicazioni e delle proteste di comitato civico per la Sanità e amministrazioni locali. Si rimarrà dunque poco oltre i duemila posti letto in totale.
Niente reparti uguali in ospedali vicini, come detto. Scelta inevitabile perché non ci sono medici. Di conseguenza tra Sciacca e Ribera (che peraltro sarebbero sedi di ospedali vicini) non potranno più esserci due Medicine o due Chirurgie. Ma la Regione punta a trasformare il reparto destinato a chiudere in una specialità di cui c’è più esigenza, spostando contemporaneamente il personale nelle aree rimaste attive.
Ci sono previsioni anche sugli ospedali di base, dove si prevede di mantenere solo i servizi essenziali, ovverosia radiologia, laboratorio di analisi, anestesia e rianimazione. "Altre piccole strutture - scrive ancora il Giornale di Sicilia - potranno essere trasformate in «ospedali di giorno in cui fare confluire la piccola chirurgia ambulatoriale». Aumenteranno poi le convenzioni con le strutture private, scelta forse inevitabile ma che in qualche maniera alimenta ulteriormente l'idea di chi pensa che in Sicilia da anni la sanità pubblica ha abdicato a favore di quella privata. A cui, attraverso le convenzioni, arrivano i soldi dei contribuenti. Strutture private dove dovranno nascere pronto soccorsi per evitare sovraffollamento in quelli degli ospedali. Questa rete ospedaliera fornirà qualche risposta definitiva anche al nostro territorio. Non è passata certamente nel dimenticatoio quella bozza di rete ospedaliera, uscita e circolata misteriosamente nei whatsapp, in cui il "Giovanni Paolo II" veniva indicato come ospedale di base. Cosa che, peraltro, alla luce di diverse lacune, a prescindere dal tentativo di coprirle, l'ospedale di Sciacca di fatto è da tempo. Poi quella bozza è stata smentita, nell'irritazione dell'assessora regionale Giovanna Volo. Ma manca poco e conosceremo, come si dice dalle nostre parti, e la metafora non sembri inappropriata, "morti e feriti". I deputati agrigentini di maggioranza Margherita La Rocca Ruvolo e Carmelo Pace (quest'ultimo è vicepresidente della commissione Salute dell'Ars) hanno già detto che indietro dal Dea di primo livello l'ospedale di Sciacca non tornerà. E sono rassicurazioni importanti, a cui si aggrappa anche la politica saccense, a cominciare dallo stesso sindaco Fabio Termine, anche se il comitato civico Sanità continua a tenere i riflettori accesi, non nascondendo le proprie preoccupazioni. Quello di cui si parla in queste ore, in riferimento al futuro, non crea dubbi solo all'Opposizione. Anche dentro la maggioranza ce ne sono. Il deputato di Fratelli d'Italia Pino Galluzzo, a proposito di chiusure di reparti e ospedali, ha già parlato di direzione sbagliata presa dal governo. Vedremo cosa succederà.