E’ quanto annunciato dal presidente della Commissione Parlamentare Affari Istituzionali Ignazio Abbate, in relazione alla vicenda della rappresentanza di genere sulla quale è stata avviata una vera e propria battaglia da parte di venti donne siciliane, rappresentanti istituzionali a diversi livelli e di diverso colore politico, che hanno avviato una petizione online, ma soprattutto dato appuntamento a martedì 15 ottobre, davanti a Palazzo dei Normanni, nel giorno in cui l’Ars è chiamata ad esaminare e approvare il disegno di legge sugli enti locali. L’hanno definita una battaglia di civiltà, posto che in Sicilia la presenza delle donne nelle giunte comunali si fermerebbe al 20% , esattamente la metà della soglia nazionale. Il movimento delle 20 donne impegnate in politica, tra di loro c’è la deputata e sindaca di Montevago Margherita La Rocca Ruvolo, inizia a scuotere i partiti che si sono detti concordi nell’incrementare la percentuale portandola al 40%, ma al momento è una dichiarazione di intenti, null’altro. Tra le richieste avanzate dal movimento delle donne siciliane c’è anche quello del voto palese e nominale, il timore è che a parole si sostenga la rappresentanza di genere e poi, nei fatti si faccia l’esatto contrario. A sostenere la rivendicazione sono anche sindacati e associazioni che hanno annunciato che saranno presenti martedì prossimo alle ore 12 alla manifestazione che si terrà davanti alla sede del parlamento siciliano. Il disegno di legge sugli enti locali, in realtà, ha avuto un cammino tutt’altro che agevole e non solo per la contestata questione della rappresentanza di genere. Lo stesso presidente della Regione Renato Schifani ha più volte manifestato titubanze, mentre l’Anci ( Associazione dei Comuni) ha evidenziato come gli enti locali abbiano in realtà bisogno di altri interventi e sostegni.
A far discutere e generare opinioni contrastanti sono anche altri articoli del disegno di legge, a cominciare dall’aumento delle indennità per gli amministratori, ma anche la novità di un ulteriore assessore previsto per ogni comune, così come l’introduzione della figura del consigliere supplente.
E tra le modifiche che si intendono apportare c’è anche quella che rende ancor più complicata la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco. L’articolo 8 del disegno di legge, infatti, prevede la soglia del 70% per far approvare la mozione, rispetto all’attuale 60%. A Sciacca, ad esempio, dove l’argomento mozione di sfiducia al sindaco Fabio Termine inizia a circolare nelle fila dell’opposizione, occorreranno 17 voti favorevoli per approvare il documento. Al momento i voti richiesti sono 15.