di coloro che puntavano allo scranno più alto dell'ente Provincia di Agrigento, oggi Libero Consorzio.
Le elezioni di secondo livello, già indette e ufficializzate per il prossimo 15 dicembre, potrebbero essere stoppate per l'ennesima volta con l'auspicio che, nelle prossime settimane, l'Assemblea Regionale Siciliana torni a votare, e stavolta ad approvare, per il ripristino degli enti con elezione diretta da parte dei cittadini. La maggioranza che sostiene il governatore Renato Schifani ci aveva già provato alcuni mesi fa, ma senza esito, senza trovare accordi specifici e tradita dal voto segreto in aula.
Pare che la maggioranza di governo abbia trovato un accordo trasversale con alcuni partiti di opposizione, tutti d'accordo nel voler non tanto riesumare i vecchi enti ma quanto nel voler indire elezioni dirette, ossia dare la parola ai cittadini in modo tale che siano loro a scegliere liberamente presidente e consiglieri provinciali come si faceva una volta. Se questo fosse vero e si giungesse realmente ad un accordo in aula, verrebbe probabilmente approvata una norma transitoria che bloccherebbe l’elezione di secondo grado del prossimo 15 dicembre e che confermerebbe i commissari straordinari, commissariamento che terminerebbe soltanto alla data dell’elezione diretta che potrebbe essere fissata per il prossimo 15 giugno 2025.
Il tutto dovrebbe essere apparecchiato entro e non oltre le prossime due settimane, altrimenti non si potranno più evitare le elezioni di secondo livello previste per il 15 dicembre, che porterebbero al voto unicamente sindaci e consiglieri comunali dei 43 comuni agrigentini. Il tempo stringe, insomma, c'è chi spinge per questa soluzione, ma nessuno, al momento, vuole sbottonarsi più di tanto.
Tutto potrebbe palesarsi al fotofinish nell'ambito di un vero e proprio blitz a Palazzo dei Normanni. In vista delle elezioni di secondo livello, si temono forse degli accordi trasversali che possano lenire la stabilità della maggioranza all'ARS. Finora la maggioranza Schifani aveva sempre detto di non poter ripristinare le vecchie Province e l'elezione diretta fintantoché il governo nazionale non avesse abrogato la famigerata legge Delrio, cosa che non risulta nel programma immediato del Parlamento. Cosa è cambiato, dunque? Nulla o forse tutto.
Si sussurra che a spingere per l'elezione diretta siano, soprattutto, Forza Italia, Democrazia Cristiani e il gruppo Di Mauro. Più restio il gruppo di Fratelli d'Italia che vorrebbe restare in attesa degli eventuali diktat del Parlamento nazionale.
Non è escluso che la battaglia sulle Province serva per tenere insieme la maggioranza in vista del bilancio, dell'assestamento di fine anno e della nuova legge di stabilità, norme su cui si gioca il futuro burocratico e politico dell'ente Regione.