L'Agenas ha pubblicato il periodico report sulla qualità dell'assistenza degli ospedali italiani.

Sarà difficile, secondo Capurro, pensare di potere assistere veramente alla eventuale nascita di reparti come Neurochirurgia e Neuroradiologia interventistica rimanendo all'interno dell'Asp di Agrigento. E questo perché la sanità agrigentina fatica a garantire la normalità nei reparti già esistenti, come l'Urologia, l'Ortopedia e l'Oncologia, solo per citarne alcuni.

La sensazione prevalente di Capurro è che queste proposte del manager, se accolte, finiranno solo per affibbiare una nuova etichetta senza sostanza all'ospedale di Sciacca, mentre invece rafforzeranno altri ospedali tra loro vicinissimi, quelli di Agrigento, Canicattì e Licata, con addirittura la nascita di un terzo nuovo DEA di primo livello. Ipotesi di lavoro, quest'ultima, che indebolirebbe ulteriormente l'ospedale di Sciacca, lasciandolo abbandonato al suo destino.

"Se l'esperienza ha dimostrato - annota Capurro - che non si è riusciti a mantenere adeguatamente due Dea in un'unica ASP, come possiamo pensare di mantenerne tre?". I dubbi primari sono sul rischio di dovere ripartire tra tre Dea le poche risorse disponibili. La strada maestra, ribadisce Capurro, è far tornare l'ospedale azienda ospedaliera indipendente dall'Asp di Agrigento. Ed è questo l'appello rivolto alla deputazione regionale. Perché da quando l'ospedale di Sciacca non è più Azienda Ospedaliera, oltre ad aver visto diminuire notevolmente il numero dei reparti, del personale in servizio e, conseguentemente, anche delle prestazioni, purtroppo è anche diventato un Presidio Ospedaliero poco attrattivo per molti medici in quanto, sulla base dell'esperienza di quanto è accaduto anche nel recente passato, esiste in loro la ragionevole e comprensibile preoccupazione di poter essere trasferiti presso presso altri Ospedali, anche distanti da Sciacca, dell'ASP. Capurro lamenta il mancato coinvolgimento da parte di Capodieci delle associazioni di volontariato.
Di tutt'altro tenore la presa di posizione odierna del comitato ospedale zona disagiata di Ribera. È questa l'idea che Capodieci proporrà all'assessorato, quella di separare i nosocomi di Sciacca e Ribera. Che, di fatto, diciamoci la verità, uniti non lo sono mai stati. Comitato che si dice felice dell'idea di Capodieci di puntare al riconsocimento del “Fratelli Parlapiano” come Ospedale di Zona Disagiata e sulla qualifica di Hub Stroke territoriale per il "Giovanni Paolo II". "Dopo anni di lotte e proposte - dice il coordinatore del comitato Giovanni Monalbano - finalmente la Direzione Generale dell'Asp si fa carico delle richieste del territorio". Una zona disagiata che, eventualmente, riguarderebbe un'area territoriale, quella dell'entroterra, come area particolarmente disagiata per le criticità che presenta, criticità orografiche e metereologiche, associate alla scarsa manutenzione e all'arretratezza della rete viaria. Ricorda, infine, il comitato zona disagiata, come esista già una proposta alla Regione, presentata dallo stesso comitato, che ha permesso l'apertura dall'attuale Pronto soccorso di Ribera. Questo riconoscimento di ospedale di zona disagiata potrebbe anche avviare quell'atteso piano di rifunzionalizzazione post COVID che, in piena pandemia, ha visto l'ospedale di Ribera oggetto di importantissimi investimenti che hanno permesso al presidio riberese di dotarsi di attrezzature di ultimissima generazione, e che oggi fanno del "F.lli Parlapiano" un ospedale all'avanguardia.