passando dalle 831 dell’anno scolastico 2020/21 alle 728 dell’anno scolastico 2024/25. E’ quanto emerge da un report elaborato da Cgil Sicilia sulla base dei dati ufficiali rilevati dall’ufficio di statistica del Ministero dell’istruzione . Nel dettaglio, a causa del dimensionamento scolastico sono scomparse 43 sedi. Al di là dell’accorpamento amministrativo, quindi, hanno proprio chiuso i battenti 15 edifici scolastici dell’infanzia, 19 della primaria e 13 della secondaria di primo grado.
Maggiore preoccupazione desta la diminuzione della popolazione scolastica, ovvero il numero di studenti che frequentano le scuole nell’Isola. Un fenomeno, evidenzia la Cgil, figlio della crisi socio-economica che da decenni affligge la Sicilia con recenti studi, elaborati dalla Svimez, che hanno fotografato uno spopolamento del Mezzogiorno e delle sue aree interne, caratterizzato da una migrazione sempre più selettiva. Ne consegue che ogni anno la Sicilia perde 15.000 abitanti, di cui 7.000 giovani laureati, mentre circa un terzo degli studenti meridionali preferisce le università del Nord.
In controtendenza è, invece, il numero di alunni stranieri che, sempre negli ultimi 5 anni, è aumentato di 3.814 unità. Aumento registrato in tutti gli ordini e gradi, fatta eccezione per la secondaria di secondo grado, dove invece c’è stata una lieve riduzione.
Il report sulla scuola siciliana elaborato dalla Cgil rileva infine l’aspetto preoccupante dell’aumento degli alunni con disabilità al quale non segue un adeguamento dei posti di sostegno in organico di diritto. Basti pensare che su 25.549 docenti ben 11.595 sono in deroga, ovvero precari. Una situazione, quest’ultima, che impedisce di garantire la continuità didattica tra docente e discente.
“L’impoverimento socio-educativo che emerge dai numeri – dichiara Adriano Rizza, segretario generale della CGIL scuola Sicilia - è figlio di una crisi socio-economica che non accenna a diminuire, nonché di una volontà politica scellerata. Non solo la mancanza di lavoro, ma anche il divario di servizi pubblici tra Nord e Sud del Paese, nei diritti di cittadinanza (la carenza di asili nido, del tempo pieno nelle scuole e di infrastrutture scolastiche adeguate) spinge le famiglie e i giovani a lasciare la Sicilia”.
In questo quadro, conclude il sindacato la legge sull’autonomia differenziata non farà altro che peggiorare la situazione.