di ogni poltrona e di ogni strapuntino purché si gestisca un potere: è così che il segretario provinciale del Partito Democratico Simone Di Paola commenta la recente elezione della sindaca di Realmonte Sabrina Lattuca (esponente della Democrazia cristiana) a capo dell'assemblea dei sindaci di Aica. "Una conferma del fatto - osserva Di Paola - che la destra è essenzialmente brama di potere pura e semplice, lotta per la spartizione di poltrone. Ieri hanno occupato l'Ati (il riferimento è all'elezione del primo cittadino di Montallegro Giovanni Cirillo), oggi si sono impadroniti di AICA".
Per il responsabile provinciale Dem le forze politiche avversarie del centrosinistra hanno scelto la strada di caratterizzare politicamente la governance dell'acqua; per cui da oggi saranno i rappresentanti della destra gli unici e soli responsabili della gestione idrica siciliana e agrigentina, perché hanno in mano il governo regionale, hanno in mano il governo nazionale, hanno in mano entrambi gli enti dove si decide la politica di gestione dell'acqua, per cui da oggi non hanno più alibi. Noi - conclude Simone Di Paola - saremo al nostro posto, con i nostri sindaci e amministratori, pronti ad incalzarli, denunciando ogni iniquità, ogni disservizio, ogni stortura a danno dei cittadini e dei loro diritti elementari".
La gestione pubblica dell'acqua, su cui i comuni si erano sostanzialmente ritrovati d'accordo, pur se con qualche distinzione, alimenta in ogni caso un confronto-scontro tutto politico. Di certo c'è che se davvero, a fronte di una carenza idrica drammatica e di un futuro di Aica tutt'altro che definito, le questioni organizzative e gestionali fossero improntate sulla spartizione delle poltrone tra i partiti di governo, sarebbe veramente stucchevole. Va evidenziato, ad onor del vero, che a Sciacca è in corso da tempo un dibattito che ha visto proprio il centro destra polemizzare più volte con il sindaco Fabio Termine. I partiti dell'opposizione da mesi lo invitano a candidarsi lui a presiedere uno degli organismi riservati ai sindaci di controllo della gestione pubblica dell'acqua. Evidenziando che non esiterebbero un momento a sostenerlo, anche rischiando di mettersi contro i loro amici di partito. Il motivo è presto detto: Sciacca, con le risorse idriche di cui dispone, è il serbatoio dell'agrigentino. Un invito che Termine, preoccupato delle incombenze di dovere amministrare una città così complessa, non ha voluto accogliere. E questo anche se il primo cittadino da un bel po' di tempo denuncia che ci sono comuni che continuano a fare orecchie da mercante rispetto agli impegni nei confronti di Aica. "Da presidente di Ati o di Aica ottenere maggiore credito, oltre che superiore rispetto nei confronti della seconda città della provincia di Agrigento sarebbe stato più facile", lo rimproverano dal centrodestra. E a Sciacca si continua ad attendere l'operatività di quella famosa convenzione in base alla quale il comune potrà sostituirsi ad Aica per i lavori di manutenzione della rete idrica che Aica non riesce ad effettuare.