che si sono celebrate ieri in tutta Italia. Quella che per certi versi appare come la devastante affermazione del Movimento 5 Stelle è un po' il simbolo di una ribellione di massa nei confronti dei partiti tradizionali e alle promesse che questi non hanno mantenuto. La stessa cosa, anche se il paragone è un po' più ardito, può essere attagliata anche al risultato della Lega di Salvini. Sintomatico che tra le roccaforti pentastellate in Italia ci sia la Sicilia. Un voto, quello siciliano per le Politiche, che tuttavia non più tardi di alcuni mesi fa non è riuscito a premiare Giancarlo Cancelleri, mentre oggi manda al Parlamento tutti i candidati dell'Uninominale, in una sorta di ripetizione di quello che nel 2001 fu il celebre 61 a zero dell'allora centrodestra. Come a voler dire che i cittadini di questa regione reagiscono duramente, più punendo qualcuno che premiando qualcun altro. Un'oscillazione del consenso che sembra assimilare il ceto politico a quello sociale. Ma roccaforte nella roccaforte è sicuramente anche quella di Sciacca. Eppure anche qui, al pari di Palazzo d'Orleans, il sindaco non è del Movimento 5 Stelle. Si dirà: contraddizioni da consenso elettorale. Fatto sta che a Sciacca, tra Senato e Camera, la sola lista grillina si attesta sui dodicimila voti, con punte (al Senato) di quasi il 60%, e che il secondo partito (Forza Italia) ha avuto appena un quarto di questo risultato, fermandosi al 15%. Assai staccato il Partito Democratico, fermo al 9%. Ed è letteralmente sparito dalla scena politica il gruppo di Giuseppe Marinello, che comunque non era ricandidato. La Lista Civica Popolare di Beatrice Lorenzin, da lui sostenuta, non ha superato i 250 voti. Un risultato che sembra la fine di una parabola politica, un po' al pari di quanto accaduto con Giuseppe Ruvolo, il cui raggruppamento di Noi con l'Italia è rimasto assai attardato, soprattutto a livello nazionale. Dopo diciassette anni di carriera parlamentare entrambi rimangono a casa. Il centro sinistra, che pure dallo scorso mese di giugno amministra la città di Sciacca, è sicuramente costretto a fare i conti con la dura realtà. Il voto di protesta a Sciacca peraltro non è andato solo a favore del Movimento 5 Stelle, ma anche perfino verrebbe da dire alla LEGA di Salvini, che ha incamerato 700 voti di lista. Mica pochi, in una terra abituata a protestare, come dimostrano i risultati a partire dall'istituzione della legge sull'elezione diretta dei sindaci. E così dopo aver puntato prima sulla RETE, poi su FORZA ITALIA e poi anche sulla SINISTRA, oggi Sciacca si scopre pentastellata e perfino un po' leghista. I tempi cambiano. Ovunque vincere è più facile che confermarsi. A Sciacca più che altrove.