per l'evolversi della situazione politica al comune di Sciacca. Sembra avvicinarsi infatti la nomina di Alessandro Curreri, consigliere comunale più votato della lista "Fabio Termine Sindaco", con la quale si è candidato (in quota Movimento 5 Stelle). Dovrebbe sostituire Salvatore Mannino. Usiamo così tanti condizionali perché la politica non smette mai di sorprendere.
Si sa che Curreri scalda i motori da tempo, e che è anche particolarmente ansioso di potere dare il suo contributo su diverse vertenze, da lui seguite anche come consigliere. Al momento non è ancora chiaro se assumerà in blocco le deleghe di Mannino (Pubblica istruzione e Cultura) ovvero se si andrà verso una più probabile rimodulazione degli incarichi. Sembra certo invece che, almeno al momento, Curreri non lascerà lo scranno consiliare. Oppone una resistenza nei confronti del sindaco Fabio Termine, che vorrebbe agevolare l'ingresso della prima dei non eletti Debora Piazza per tornare ad irrobustire il suo gruppo politico d'origine, Mizzica, che dall'inizio della consiliatura ha perso due pezzi importanti, prima Catanzaro, più recentemente Modica. Questo passaggio al momento sembra escluso, probabilmente se ne riparlerà più avanti.
Stasera torna a riunirsi il direttivo del Partito Democratico. Nell'ultima seduta consiliare Fabio Termine ha apertamente invocato nel suo intervento in aula un'accelerazione da parte del Pd nell'indicazione del sostituto dell'assessore Antonino Certa. Sembra concretizzarsi in tal senso la nomina di Simone Di Paola, segretario provinciale Dem. Il suo innesto potrebbe avvenire contestualmente con quello di Curreri. Ma i Dem non si accontentano qui. È ormai certo che, anche alla luce del fatto che adesso dispongono di un gruppo consiliare più nutrito, composto da quattro rappresentanti, ritengono indispensabile avere un terzo assessore, che affianchi Valeria Gulotta (che, ricordiamo, ha anche la delega di vicesindaca) e Simone Di Paola.
Questione per la quale, però, Michele Catanzaro avrebbe indicato ai suoi una linea più prudente, rimandando la questione del terzo assessore ai prossimi mesi. A Fabio Termine sarebbe stato chiesto l'impegno di ottemperare a questa richiesta entro e non oltre il mese di marzo. Uno slittamento che probabilmente è anche figlio dell'indisponibilità dei consiglieri comunali, nel solco della celebre regola dello scorrimento della lista, di accettare la carica di assessore rinunciando contestualmente a quella di rappresentante di sala Falcone-Borsellino. Come dire che il Pd forse è rimasto imbrigliato nella sua stessa regola interna. Simone Di Paola entrerebbe come segretario provinciale sulla scia della originaria nomina di Gianluca Fisco che, come si ricorderà, quando ci furono le elezioni amministrative era segretario cittadino del Partito Democratico.
La questione centrale rimane quella di un partito, il Pd, che a Fabio Termine ha invocato un coinvolgimento maggiore nelle decisioni strategiche. D'altra parte non è un mistero che la revoca del bando per affidare l'incarico di dirigente dell'importantissimo settore Affari generali, oggi detenuto ad interim dal segretario generale, che il sindaco avrebbe voluto fare con l'articolo 110, sia scaturita dalla insoddisfazione del Pd per non esserne stato informato.
Nel Pd si insiste col dire che si vuole andare avanti con convinzione nella consiliatura, ma al tempo stesso si ritiene anche che il sindaco debba concertare le iniziative con gli alleati.
Una trattativa interna che, naturalmente, si trasforma in argomento privilegiato per l'Opposizione, per la quale Fabio Termine sarebbe ostaggio del partito di Michele Catanzaro. Ne scaturisce a sua volta una vera e propria dicotomia: perché se per l'opposizione il sindaco è ostaggio del Pd, per il Pd le cose stanno in maniera del tutto opposta. Ma, per parafrasare Humphrey Bogart, si potrebbe rispondere: "È la politica, bellezza".