Lo stabilisce una norma appena entrata in vigore e che innalza il contenuto minimo di arancia pura all'interno di ogni confezione, anche di quelle gassate. Un provvedimento giunto dopo sessant'anni anni, e che sostanzialmente dice basta alle cosiddette “aranciate senza arancia”. La legge in questione fu approvata tre anni e mezzo fa, ed è entrata in vigore a seguito del via libera della Commissione Europea.
Un risultato che fa esultare i produttori agricoli, oltre che, naturalmente, i consumatori più attenti. Per Coldiretti si tratta di un approdo straordinario. Per celebrarlo l’organizzazione agricola ha organizzato una Giornata nazionale di mobilitazione con iniziative in piazza per aiutare i cittadini a leggere le nuove etichette e festeggiare l’agrume più consumato in Italia con maxispremute, tutor delle arance per riconoscere le diverse varietà, nutrizionisti e arance per tutti. «L'innalzamento della percentuale di succo di frutta nelle bibite va a migliorare concretamente la qualità dell’alimentazione e a ridurre le spese sanitarie dovute alle malattie connesse all’obesità in forte aumento», ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che «il prossimo passo verso la trasparenza è quello di rendere obbligatoria l’indicazione di origine in etichetta della frutta utilizzata nelle bevande per impedire di spacciare succhi concentrati importati da Paesi lontani come Made in Italy». Un risultato sul quale oggi si fa sentire anche l'ex parlamentare Giuseppe Ruvolo, il quale tiene a far sapere di aver lavorato sia in commissione agricoltura sia in aula affinché questa norma si potesse regolarmente approvare. Una legge che i produttori agricoli, soprattutto quelli delle zone più pregiate, confidano permetterà di aumentare il proprio volume d'affari. Ma sul tema è assai perplesso Giuseppe Pasciuta, presidente del Consorzio di Tutela Arancia di Ribera DOP: “Bene la norma, ma le industrie potranno comunque approvvigionarsi nei mercati a loro più convenienti, e col mercato libero sono liberi di farlo. Ciò che secondo noi si deve fare è obbligarle a indicare nelle etichette la provenienza del prodotto. Il consumatore ha il diritto di sapere se le arance usate per la bibita provengano dal Brasile, dalla California o dalla Sicilia. Così come è stato fatto per il latte e per il pomodoro”.