Lago Arancio di Sambuca di Sicilia aveva tamponato e, in parte, salvato la stagione irrigua del comprensorio agricolo agrigentino e belicino, la stessa cosa non potrà avvenire quest'anno. L'invaso artificiale è sostanzialmente alla canna del gas.
A fronte di una capienza complessiva di 35 milioni, attualmente vi sono poco più di 3 milioni di metri cubi di acqua e il dato è ancora in discesa: a novembre 3,24; mentre a dicembre 3,11. Nello stesso periodo dello scorso anno, il Lago Arancio aveva 14 milioni di metri cubi di acqua, oggi appena 3. I dati ufficiali sono stati trasmessi dal Dipartimento Regionale dell'Autorità di Bacino del Distretto Idrografico di Sicilia.
Il prospetto dei volumi di acqua invasati nelle dighe della Sicilia al 1° dicembre 2024 racconta di una crisi idrica mai superata, anzi aggravata, e che riguarda tutti gli invasi siciliani. Drammatica anche la situazione della Diga Castello di Bivona che si continua ad accentuare: l'acqua è diminuita da 4,37 di novembre a 4,28 milioni di metri cubi di dicembre a fronte di una capienza totale di 21 milioni di metri cubi di acqua.
Diga Castello che, com'è noto, viene utilizzata sia per fini irrigui sia per usi potabili, mentre le risorse in capo alla cosiddetta Bretella Gammauta da un lato sono insufficienti a garantire la sopravvivenza della Diga Castello e dall'altro si disperdono strada facendo a causa di condotte idriche che definire colabrodo è un eufemismo. La Diga Garcia ha poco più di 10 milioni di metri cubi di acqua a fronte di una capienza di 80; il Fanaco e il Piano del Leone, report alla mano, sono completamente vuoti, mentre l'Ancipa, il Comunelli, il Disueri, il Gorgo di Montallegro e il Prizzi sono ridotti sostanzialmente a delle pozzanghere. Se la crisi idrica della precedente stagione irrigua giunse quasi inaspettata, per quella attuale le scusanti dovute al meteo sfavorevole non reggono. Sì, ha piovuto e continua a piovere pochissimo, ma vi è stato tutto il tempo adesso per provvedere con nuove infrastrutture e con soluzioni diversificate.
Tra queste l’utilizzo a fini irrigui delle acque del depuratore di Sciacca: se ne parla da circa un anno, ma ancora, sui tavoli regionali, non è stata trovata la quadra tecnica e burocratica. E il tempo è quasi scaduto.