ci sono tante case vuote perché se ne sono costruite troppe e le persone, intanto, se ne sono andate. Che fare?". La domanda se l'è posta Margherita La Rocca, sindaco del piccolo centro dell'Agrigentino e deputato regionale, davanti alla platea dell'incontro commemorativo del 57esimo anniversario del sisma del Belìce del 1968, che si è svolto oggi pomeriggio a Santa Ninfa. Un appuntamento dove, per la prima volta, non si è parlato di ricostruzione (un capitolo ancora aperto) ma di prospettive di sviluppo, con la presenza dei deputati del Trapanese e dell'europarlamentare Marco Falcone. "Oggi è necessario trovare opportunità affinché sul territorio arrivino turisti, investitori, giovani - ha detto il deputato Stefano Pellegrino - in questo momento storico la Valle del Belìce sta vivendo un momento florido". Il richiamo è a Gibellina capitale dell'arte contemporanea 2026: una carta che si gioca a livello territoriale.
Eppure i giovani nel tempo sono andati via: "ogni due studenti che studiano fuori Regione, uno non torna più" ammette l'ex senatore Vito Bellafiore, 95 anni, sette volte sindaco di Santa Ninfa. Piccoli centri che si sono spopolati e dove non c'è stato un ricambio generazionale, con strategie di sviluppo che sono rimaste al palo. "Se la politica non riesce a ridare valore all’agricoltura rischiamo che i coltivatori consegnino i loro terreni agli imprenditori delle energie alternative; e addio alle colture", spiega il deputato Dario Safina.
Se ancora mancano all'appello i soldi per completare alcune opere pubbliche, i sindaci del Belìce sono consapevoli che parlare ancora di ricostruzione può avere un effetto boomerang. Ecco perché la nuova pagina da scrivere per il Belìce, a 57 anni dal sisma, è quella dello sviluppo: "utilizziamo i fondi europei per i servizi da offrire qui, così da far diventare più appetibile il territorio alle imprese", dice Falcone. "Sono stati fatti anche errori, ma non è corretto buttare l'acqua sporca e il bambino - afferma l'assessore regionale all'istruzione Mimmo Turano - oggi dobbiamo definire chi fa e che cosa con un elenco di progetti fattibili, sennò rischiamo il prossimo anno di ritrovarci a commemorare senza poi fare nulla di concreto".