Alessandro Baccei, luogotenente del governo nazionale in seno alla giunta Crocetta, venne a Sciacca per sottoscrivere con Francesca Valenti l'atto di concessione di una parte del patrimonio delle Terme di Sciacca al Comune, assegnandogli il compito di pubblicare il bando per trovare quel partner privato mai trovato in 18 anni. Fu l'ingresso nel limbo. Terme non più della Regione ma mai del Comune, soprattutto in assenza di valutazione della consistenza dei beni. Le elezioni e la vittoria del centrodestra hanno richiesto il tempo necessario per permettere al Governo di iniziare a lavorare. Ma ora il tempo è trascorso. E già da qualche tempo Francesca Valenti aveva cominciato a sospettare che il successore di Baccei, ossia Gaetano Armao, non avesse alcuna intenzione di completare il percorso. Ora da Palermo giungono indiscrezioni piuttosto accreditate. Riferiscono che la Regione siciliana sarebbe pronta a fare marcia indietro, riprendendosi il patrimonio delle Terme. O meglio: a sospenderne la consegna al comune di Sciacca. Si va, dunque, verso l'azzeramento del progetto Baccei, di quella sottoscrizione che fu definita "una messinscena elettorale", sia dal centrodestra, sia dal Movimento 5 Stelle. Insomma: se il Governo Musumeci non ha ancora rotto il silenzio, se non ha non ha nemmeno risposto all'interrogazione di Michele Catanzaro, se non ha ancora accordato l'incontro richiesto da Francesca Valenti, il motivo è presto detto. Palazzo d'Orleans starebbe cercando, semplicemente, una exit strategy, un modo per fare un passo indietro, ripartendo così da zero. Zero, peraltro, è il "numero perfetto" in ogni dibattito che sia collegato alle Terme di Sciacca. Pare che Gaetano Armao non sia mai stato convinto che il comune potesse essere in grado di trovare il partner privato. Non va dimenticato, peraltro, che in molti temono da tempo che accettando questo patrimonio il comune si accolli solo dei guai, al punto tale da definire questa vicenda una sorta di “polpetta avvelenata”. Il punto è che si è tentata questa strada per cercare di ripartire. Sono trascorsi tre anni dalla decisione di chiudere tutto. "Le Terme perdevano 2 milioni di euro l'anno, dovevamo chiuderle prima". Così parlò Grazia Terranova, dirigente delle società partecipate. E ora la Regione torna a tre anni fa. E il peggio è che non si capisce quale sia la prospettiva di Armao e del governo. La consegna del patrimonio (a dire il vero solo di una sua parte), ancorché mai formalizzata, non è mai stata una prospettiva del tutto rassicurante. Ma se la si è percorsa è stato solo per tentare di smuovere le acque. Il passo indietro di Armao sulle Terme rischia di far tornare tutto nelle sabbie mobili della burocrazia regionale.