Una tendenza che perdura da diversi mesi. Oggi sono i pescatori saccensi, attraverso le cooperative che li rappresentano, a proclamare lo stato di crisi, parlando di situazione sempre più drammatica e preoccupante, informandone il ministro delle Politiche agricole Lollobrigida, al prefetto Caccamo, al presidente della Regione Schifani, all'assessore regionale Barbagallo e al sindaco di Sciacca Termine.
Le carenze di pesce sottolineate riguardano varie tipologie: dal gambero al pesce azzurro, da merluzzi e triglie a polpi, totani e calamari. La crisi del gambero rischia di avere ripercussioni gravissime, considerato che per la marineria di Sciacca quando le cose andavano bene rappresentava il 40% del pescato totale. Conseguenza: diminuzioni di pescato giornaliero e, conseguentemente, di fatturato.
Anche il pesce azzurro (alici e sarde), che seppur soggetto a migrazioni, sta subendo quelli che i presidenti delle cooperative Pescatori e Madonna del Soccorso, e la San Paolo Consulting definiscono "strani fenomeni di carenza oltre che di ritardo nella crescita". I quali denunciano anche come, nelle ultime settimane, il fenomeno si stia ulteriormente aggravando, creando ormai una vera e propria emergenza sociale ed economica. Tutto questo riguarda non solo Sciacca ma tutti i comuni costieri con tradizione marinara che si affacciano sul Canale di Sicilia. Situazione che induce a ritenere che stia davvero succedendo qualcosa nel clima marino, con continua presenza di venti da sud e scirocco in particolare (lo rivelano i dati sul
surriscaldamento senza precedenti dei mari), con conseguenze dirette sulla riproduzione e sulla crescita di alcune tipologie di pesce. Sta anche succedendo che altre tipologie di pesce, quelle cosiddette aliene (razze chiodate, gattuccii, spinaroli ect ) stiano invece proliferando. Tutto questo - denunciano i pescatori - sta portando ad una situazione insostenibile da un punto di vista economico, con la maggior parte delle imprese di pesca costrette a fare continuamente ricorso al credito bancario oltre ad indebitarsi con i fornitori in quanto non riescono materialmente a coprire i costi di gestione.
La realtà marinara di Sciacca è fondamentale per il suo prodotto interno lordo, contando circa 120 imbarcazioni da pesca, di cui 90 di grandi dimensioni, impegnate in varie tipologie, dallo strascico (che è predominante) alla volante a coppia, dal cianciolo fino alle attività della piccola pesca, con una occupazione diretta di circa 400 pescatori, oltre ad un indotto non indifferente di tante maestranze che lavorano attorno al settore. Le rappresentanze dei pescatori sottolineano come questa situazione stia assumendo contorni drammatici in un territorio, quello di Sciacca, dove la pesca è un volano per l'intera economia cittadina, e la crisi rischia di trasformarsi anche in tensioni sociali. Medesime situazioni, come evidenziato in precedenza, le stanno vivendo anche altre marinerie del Canale di Sicilia, le cui comunità spesso hanno fatto quadrato, insieme alla marineria di Sciacca, nel rivendicare legittime richieste di settore.
In questo contesto si insersice anche una vicenda che riguarda dei tratti di mare interdetti alla pesca (sia per un regolamento comunitario ormai scaduto, e non si sa bene come sia stato
rinnovato, sia per un provvedimento regionale legato ai 'piani di gestione') che dovevano fungere da luoghi di ripopolamento e che, invece, oggi si stanno rivelando deleteri in quanto
costringono 90 pescherecci di grande pesca materialmente 'a pestarsi i piedi' in zone di mare sempre meno pescosi.
Le cooperative di pesca chiedono che la questione venga posta immediatamente sul tavolo degli organi politici competenti, al fine da un lato di capire realmente quanto sta accadendo, e dall'altro ad individuare soluzioni per attenuare il disagio economico. Per questo motivo dichiariamo lo stato di crisi con richiesta di attivazione di calamità naturale.