otto a uno dei capi dei Raggruppamenti Operativi Speciali dell'Arma Giuseppe De Donno. E ancora: 8 anni a Massimo Ciancimino, figlio di don Vito, il sindaco mafioso del sacco di Palermo, 12 anni infine al braccio destro di Berlusconi Marcello Dell'Utri. Assolto dall'accusa di falsa testimonianza l'ex presidente del Senato Nicola Mancino. Assolto anche Giovanni Brusca, premiato anche perché collaboratore di giustizia. Tutto il mondo in queste ore parla dell'esito del procedimento che, di fatto, ha riconosciuto che la trattativa tra lo Stato e la mafia per far cessare gli attentati ci fu. Cinque anni di processo, più di 200 le udienze. Cantano vittoria i pm inquirenti Antonino Di Matteo e Vittorio Teresi. All'inizio c'era anche Ingroia, che poi avrebbe scelto la politica, con scarsi successi per la verità.
Ma all'inizio tra gli imputati c'erano anche Riina e Provenzano, nel frattempo deceduti. Ma c'era anche l'ex ministro Calogero Mannino, la cui posizione fu stralciata a seguito della sua decisione di chiedere il rito abbreviato, in cui nel frattempo è stato assolto. Sullo sfondo: gli accordi, basati sul celeberrimo “papello” con le richieste di Cosa nostra alle istituzioni. Le stragi sarebbero cessate se lo Stato avesse rivisto il 41bis. L'interlocutore dei mafiosi sarebbe stato dunque Marcello Dell'Utri, a nome di quel Silvio Berlusconi che si preparava a scendere in campo.
Sullo sfondo: gli attacchi allo Stato dopo la sentenza della Cassazione che sul maxiprocesso confermò gran parte delle condanne. La mafia uccise Salvo Lima, fece saltare in aria Falcone e Borsellino. Nell'impostazione iniziale sarebbe stato Mannino, temendo di essere ucciso, a stimolare l'inizio della trattativa. La risposta dello Stato sarebbe stata la revoca di diverse centinaia di regimi di carcere duro. Troppo poco per la mafia. Ecco l'approdo nella storia di Dell'Utri e perfino Mancino. Un processo che si è basato sulle testimonianze di Massimo Ciancimino, figlio del sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, e di Giovanni Brusca. Ciancimino, nel corso di una decina di udienze, più volte rinviate per lo stato di salute precario dell'imputato, ha ricostruito tutti gli incontri che sarebbero avvenuti fra i carabinieri e il padre. Mentre Giovanni Brusca è il primo a parlare del cosiddetto “papello”. Tra i testimoni di questo processo nel 2014 ci fu perfino il presidente della Repubblica allora in carica Giorgio Napolitano.