Lo storico appello di Papa Wojtyla avvenuto proprio il 9 maggio del 1983 è stato ripreso ieri, nel 25esimo anniversario del suo avvenimento, con una lettera e una concelebrazione ai piedi del Tempio della Concordia, dai vescovi di Sicilia.
Nella lettera scritta dai vescovi si legge che «la mafia continua a esistere e a ordire le sue trame mortali, estendendole anzi - ormai da tempo - oltre la Sicilia, nel resto d’Italia e all’estero, procacciandosi ovunque connivenze e alleanze, dissimulando la sua presenza in tanti ambienti e contagiandosi a molti soggetti - sociali e individuali - che apparentemente ne sembrano immuni, trapiantandosi ovunque nel solco di una pervasiva corruzione».
I vescovi ribadiscono che «la mafia è peccato», «la mafia è incompatibile con il Vangelo», «tutti i mafiosi sono peccatori: quelli con la pistola e quelli che si mimetizzano tra i cosiddetti colletti bianchi, quelli più o meno noti e quelli che si nascondono nell’ombra».
La Conferenza episcopale siciliana sottolinea che «la mafia è un problema che tocca la Chiesa, la sua consistenza storica e la sua presenza sociale in determinati territori e ambienti».
Ma, se negli anni la comunità ecclesiale ha preso le distanze dal «silenzio» che prima circondava il fenomeno mafioso, oggi – scrivono - «rischiamo di passare dal silenzio alle sole parole» magari ripetendo ciò che già dicono altri.
In conclusione hanno, pertanto, invitato a proporre «una catechesi interattiva, il più possibile 'pratica' e 'contestuale'» e a sfruttare «ogni buona occasione: dal catechismo agli adolescenti, aimomenti formativi dedicati ai giovani e agli adulti».
La mafia, hanno precisato i vescovi, «si configura non solo come un gravissimo reato, ma anche come un disastroso deficit culturale e, di conseguenza, come un clamoroso tradimento della storia siciliana. Più precisamente, come un’anemia spirituale».
Per l'iniziativa è arrivato anche un messaggio di Papa Francesco, letto dal Cardinale Francesco Montenegro, che ha invitato i pastori a camminare sulla via tracciata dal beato Pino Puglisi nella lotta alla mafia.