“Non ho ancora deciso se candidarmi o meno alle regionali, dipenderà dall'eventuale richiesta del partito” si è limitato a dichiarare l'interessato al nostro telegiornale. Per poterlo fare, eventualmente, Di Paola non dovrebbe più essere sindaco da almeno 6 mesi. Lo stabilisce la legge per i primi cittadini nei comuni con più di ventimila abitanti. Ecco perché il sindaco, se vuole correre (in caso sarebbe la quarta volta) per uno scranno a Palazzo dei Normanni deve dimettersi almeno entro il prossimo primo maggio. Uno scenario inatteso, quello delle possibili dimissioni anticipate, che Di Paola non esclude. Una testimonianza lampante della propria passione per la politica, che evidentemente, stando alle sue recenti decisioni, non passa necessariamente dalla carica di sindaco di Sciacca, ipotesi alla quale ha ritenuto di rinunciare, aprendo la strada a Calogero Bono. Bisogna capire quale possa essere la condizione di partenza del penalista saccense, in un quadro nel quale il suo partito, Alternativa Popolare, è ormai sempre più stretto alleato del Partito Democratico renziano. Bisogna capire inoltre quali saranno i concorrenti di Di Paola. La prima volta che si candidò alla Regione era il 2001, con Forza Italia, quando l'attuale sindaco subì il clamoroso “scippo” del seggio conquistato per la nota vicenda delle dimissioni dal listino nel quale era stato eletto di Michele Cimino. Poi ci riprovò nel 2006 e nel 2008, in entrambe le circostanze con l'Udc dell'allora leader Totò Cuffaro. Potrebbe dunque riprovarci nel 2017.