La cifra è piuttosto consistente: circa 13 milioni di euro, forse anche di più, che si sono accumulati in almeno un decennio. Fondi regolarmente inseriti nel bilancio, ma praticamente mai disponibili. Sono tasse mai pagate: Ici, Imu, Tarsu, Tari e Tasi. A non pagare non sono stati evasori fiscali, ma contribuenti più o meno regolari che, però, non hanno mai versato quanto dovuto. Occorrerebbe quanto meno effettuare i solleciti di pagamento. Semplice a dirsi, ben più complicato a farsi. Il punto è che fino al 2013 il servizio di riscossione dei tributi comunali era appannaggio della SERIT. Fino a quella data dovrebbe essere questa società a preoccuparsi del problema. Non si capisce bene perché non lo abbia fatto. Eppure recuperare questi soldi sarebbe fondamentale. Non tanto per far quadrare il bilancio, quanto per disporre di un po’ di sostanziosa liquidità. Anche perché il Comune di Sciacca è esposto con le anticipazioni di cassa nei confronti del tesoriere (Unicredit) per quasi 9 milioni di euro. Recuperarne 13, attraverso un lavoro certosino di riscossione, significherebbe respirare. La nuova amministrazione comunale è chiamata a fare una scelta politica netta. Con 13 milioni si possono fare tantissime cose, e nel periodo difficilissimo che stiamo attraversando sarebbe una valvola di sfogo determinante. C’è poi il problema degli accertamenti e della ricerca degli evasori fiscali. Anche qui occorre fare una scelta. Sì, perché l’ufficio tributi del comune di Sciacca è sprovvisto di personale. Quel poco che c’è si sta assottigliando sempre di più. A breve altre due unità andranno in pensione. E inoltre c’è il problema di un sistema di verifica obsoleto, per il quale occorre almeno un nuovo software, che permetta di incrociare i dati del singolo contribuente o di disporre di tutta la situazione contabile in un unico documento, e non a macchia di leopardo come è adesso. Bisogna dire che non sempre la politica ha mostrato grande coraggio nello scovare i contribuenti non virtuosi. Ma oggi, come si sa, il rischio è il default. Il comune di Sciacca sembra sull’orlo del baratro, e il dissesto finanziario appare dietro l’angolo. La strada più agevole per tentare di evitarlo, ahimè, al momento è quella dell’aumento delle tasse, sempre che il governo centrale lo consenta. Le ultime due leggi di stabilità approvate dal Parlamento infatti hanno impedito ai comuni di rincarare le tariffe, eccezion fatta per quelle riguardanti i rifiuti. Settore che dimostra tutta la sofferenza di una platea di contribuenti che non paga il dovuto. Negli ultimi due anni ben il 40% non ha versato la propria quota. Le tariffe del comune di Sciacca al momento non sono ancora al massimo consentito dalla legge. Il primo tributo che eventualmente potrebbe essere incrementato è l'imposta di soggiorno. Il minimo di 0,50 centesimi potrebbe essere raddoppiato ad un euro, il massimo di 3,50 per i clienti di Rocco Forte potrebbe schizzare a 5 euro. Un'altra valvola di sfogo. Anche se è noto a tutti che non è certamente soltanto puntando su una politica tributaria lacrime e sangue che si può andare avanti. Il punto è che, ad oggi, le lacrime e il sangue vengono versati sempre dalle stesse persone, ossia da chi paga regolarmente. E questo non è più accettabile. Temi importanti per la prossima campagna elettorale di una città in ginocchio che, però, non può accettare la deriva come destino ineluttabile.