Dieci gli arresti messi a segno nel corso della nuova operazione “Montagna” che è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo e messa a segno dai carabinieri del comando provinciale di Agrigento. In carcere tornano i presunti reggenti delle famiglie mafiose dei comuni della montagna, già arrestati nel corso del blitz effettuato nello scorso mese di gennaio e che erano tornati in libertà il mese successivo. Si tratta di Antonino Vizzi 63 anni di Raffadali, Vincenzo Pellitteri 66 anni di Chiusa Sclafani, Franco D'Ugo 52 anni di Palazzo Adriano, Giovanni Gattuso 62 anni di Castronovo, di Vincenzo Cipolla 56 anni di San Biagio Platani, Raffaele La Rosa 59 anni sempre di San Biagio Platani, Raffaele Salvatore Fragapane 40 anni di Santa Elisabetta e dei favaresi Luigi Pullara di 54 anni, Angelo Di Giovanni di 46 anni e Giuseppe Vella di 37 anni.
I provvedimenti restrittivi sono stati emessi, su richiesta dell DDA di Palermo, con l'accusa di associazione di stampo mafioso armata finalizzata alle estorsioni. La vasta operazione è scaturita da attività investigative svolte dai carabinieri del reparto operativo di Agrigento nel periodo compreso tra febbraio e maggio di quest'anno ed avrebbero permesso di acquisire ulteriori elementi di prova a carico delle 10 persone arrestate. Un contributo significativo è arrivato anche dalle dichiarazioni rese da un nuovo collaboratore di giustizia che si è convinto a saltare il fosso proprio dopo essere stato arrestato nell'ambito dell'operazione antimafia che era stata messa a segno all'inizio dell'anno.
Gli inquirenti ritengono di avere raccolto ulteriori e gravi elementi che hanno delineato le responsabilità e i ruoli assolti, in senso ai mandamenti e alle famiglie mafiose, dai destinatati degli provvedimenti di custodia cautelare in carcere, i quali, nel mese di febbraio, come dicevamo, erano stati rimessi in libertà dal Tribunale del Riesame, a seguito del primo imponente blitz. In particolare, nei confronti di alcuni degli arrestati, sono stati acquisiti elementi di prova in relazione al loro coinvolgimento in estorsioni, tentate o consumate, ai danni complessivamente di sette società che si sono aggiudicate appalti di opere pubbliche di ingente valore.
L'inchiesta aveva già documentato l'esistenza di un nuovo mandamento, quello,appunto, della cosiddetta “Montagna” che per gli inquirenti è frutto di una scelta fatta nel 2014 dal trentasettenne Francesco Fragapane, arrestato durante il primo blitz, ritenuto capo del medesimo mandamento, figlio di Salvatore già capo provincia di “Cosa Nostra” agrigentina.
Numerose le perquisizioni effettuate durante l'operazione della notte scorsa, alcune delle quali sono proseguite anche durante la mattinata, alla ricerca di droga, armi ed esplosivi. Imponente l'impiego di uomini e mezzi. Oltre ai 100 carabinieri, sono state utilizzate diverse unità cinofile e lo squadrone eliportato carabinieri cacciatori di Sicilia. In pochi minuti sono scattate le manette ai polsi delle dieci persone destinatarie dei provvedimenti restrittivi mentre dall'alto un elicottero sorvolava la vasta area della montagna, comprendente comuni delle province di Agrigento e Palermo.
Gli inquirenti ritengono di avere inflitto un ulteriore colpo agli attuali assetti di cosa nostra.