Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, risvegliatosi in ospedale in gravi condizioni e poi ripresosi. Nell’anno in cui la sentenza dei giudici della corte d’assise di Caltanisetta ha confermato che dietro quella pagina di storia c’è “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana”, i riflettori sono tutti puntati sulla famiglia del giudice assassinato e su un anniversario che si fa cronaca. Tanti gli eventi di ricordo e commemorazione organizzati in tutta Italia, alcuni proposti in coincidenza dell'esatto istante della strage: il 19 luglio ore 16:58. Commemorazioni anche a Sciacca dove domani, su iniziativa del Comitato della Perriera, si celebrerà una santa messa alle ore 19 presso la parrocchia della Beata Maria Vergine di Loreto. Al di là del ricordo e, a volte, della vuota retorica, l'Italia, dopo 26 anni, ha ancora un debito enorme di verità nei confronti delle vittime della strage di via D'Amelio: magistratura e politica devono tuttora completare un percorso di legalità e giustizia che conduca alle molte risposte in merito a domande rimaste inevase. Pentiti farlocchi, inchieste dubbie, vecchie e nuove indagini e prove rimaste ben nascoste. Perché soltanto 57 giorni dopo la Strage di Capaci? Perché tanta fretta e perché scomparve nel nulla la famosa agenda rossa in cui Borsellino annotava tutto? Chi furono i mandanti occulti? In una delle ultime interviste di Paolo Borsellino, il suo ricordo del giudice Giovanni Falcone e la consapevolezza di essere in grave pericolo di vita.