Spesso vanno in putrefazione, e oltre all'odore tutt'altro che gradevole che sprigionano, rimane il problema di un arenile che per ovvie ragioni non può essere goduto per come meriterebbe. Il tema nel tempo ha registrato un ampio dibattito. In realtà quelle che chiamiamo volgarmente “alghe” sono in realtà la celeberrima Posidonia, pianta acquatica che fino ad una decina di anni fa ad ogni estate veniva rimossa dalla battigia. Cosa poi diventata impossibile per diverse ragioni: sia per un problema di smaltimento, considerato che non si tratta di un rifiuto classificato, sia per una questione che rileva dal punto di vista della stessa tutela ambientale. I biologi marini, infatti, sostengono che le foglie di posidonia oceanica rappresentano una delle più efficaci difese naturali contro il fenomeno dell’erosione costiera. Di fronte a questa impostazione è difficile controbattere solo sulla base delle sensazioni riguardanti il deturpamento del paesaggio. Sì, perché la posidonia oceanica è a tuti gli effetti una specie protetta (quindi altro che rifiuto speciale). Una pianta acquatica che, pare, riveste un importantissimo ruolo ecologico, producendo ossigeno e favorendo la riproduzione di organismi marini, oltre a frenare l'erosione costiera. Insomma: quelle foglie da lì non dovrebbero essere rimosse. Ci pensino pure le correnti marine a riprendersele eventualmente. Ma anche gli esperti ammettono che quando lo spiaggiamento delle foglie di Posidonia è massivo e in aree molto frequentate, ci si trovi davanti ad un problema piuttosto serio. In alcune aree già da tempo si provvede ad inizio stagione a rimuoverle e depositarle in punti riparati e poco frequentati per poi riposizionarle sul bagnasciuga a fine stagione. In casi eccezionali, quando si accumulano rifiuti tra le foglie e quando ci sono seri fenomeni di putrefazione, le foglie potrebbero anche essere rimosse e smaltite. Sono in corso da anni diversi studi per valutare le migliori soluzioni da adottare..in un compromesso tra tutela dell ambiente ed esigenze dei cittadini. Intanto a San Marco il problema dell'affollamento della spiaggia è sempre quello del parcheggio selvaggio. In certi orari non si rinuncia a fermarsi in qualunque posto. Ma l'imponderabile è sempre dietro l'angolo, come la necessità di qualche soccorso urgente nei confronti di persone che subiscono qualche malore. Una questione che quest'anno si scontra anche con l'indisponibilità delle aree private, quelle di cui da molto tempo il comune disponeva grazie a degli accordi stipulati con i proprietari. Quest'anno i predetti accordi non sono stati sanciti, e i propritari (soprattutto allo scopo di non incorrere in responsabilità da eventuali incidenti) hanno recintato queste zone. Quella di ieri è stata una delle giornate più calde e più belle dell'estate. Tantissima gente al mare che ha dovuto fare i conti anche con una autentica invasione di meduse, in qualche caso dalle dimensioni più che notevoli. Numerosi i bagnanti che hanno avuto bisogno di ricorrere all'ammoniaca antiurticante.