Una volta approvata la nuova rete ospedaliera firmata dall'attuale assessore alla Salute Ruggero Razza, la Farmacia di Sciacca passerà da unità operativa complessa a unità operativa semplice. Una rimodulazione che prevede addirittura la cancellazione delle restanti farmacie di Licata e Ribera (erano entrambe unità operative semplici), mentre la farmacia dell'ospedale di Canicattì rimarrà in vita ancorché come struttura semplice. Sciacca e Canicattì, dunque, avranno entrambe una farmacia per così dire semplice. E questo malgrado il Barone Lombardo produca appena un terzo dell'attività prodotta dalla Farmacia di Sciacca. Che sovrintende, peraltro, al funzionamento della Camera bianca per la preparazione delle chemioterapie.
Nell'ambito di una riorganizzazione della rete sanitaria che vede un potenziamento dell'ospedale di Licata in termini di posti letto mentre di fatto si cancellano le farmacie attorno alle quali ruotano gli ospedali per assistenza farmacologica e dispositivi medici, viene fuori uno scenario che induce a più di qualche interrogativo.
Per quanto riguarda Sciacca, l'attività della farmacia non può essere paragonata a quella di Canicatti. L'unità operativa del Giovanni Paolo II rappresenta il 40% dell'attività farmaceutica e dispositivi, mentre Agrigento raggiunge il 60%.
Solo la distribuzione diretta dei farmaci speciali assicura circa 5.000 pazienti, con quasi 12.000 accessi annui, in una media di 55 accessi al giorno. La stessa Ribera assicura la distribuzione diretta a 1.900 pazienti con 4.500 accessi annui e una media di 21 accessi al giorno. Le farmacie ospedaliere hanno anche il compito di effettuare un compito di vigilanza sulle farmacie private, più le forniture al 118. E ancora: la gestione dei gas medicali degli ospedali, la Casa circondariale, la fornitura di tutti i presidi ( PTE, PTA, poliambulatori, Sert, Guardie mediche e così via).
Sembra, la decisione di declassare la farmacia del Giovanni Paolo II, la soluzione ai problemi di personale e di indisponibilità di ausiliari magazzinieri di cui abbiamo parlato nelle settimane scorse all'interno dei nostri Telegiornali. Si apre un altro fronte, dunque. Bisognerà capire se ci siano margini di negoziazione con il governo regionale per rimediare ad una stortura che conferma ancora una volta un'attenzione centrale nei confronti dell'osepdale San Giovanni di Dio di Agrigento.