in porto i primi progetti per la messa in sicurezza di strade e viadotti siciliani. Questa la promessa e l'iniziativa del governatore Nello Musumeci sull'onda emotiva di quanto successo con il crollo del ponte di Genova. I primi interventi sarebbero previsti sulla frana di Letojanni, per rinnovare il manto stradale della Messina-Catania e per il monitoraggio costante di almeno 40 gallerie siciliane. Seguendo la scia indicata dal governo nazionale, anche Musumeci, per tentare di risolvere la questione, pensa alla revoca delle concessioni in mano alla CAS, il Consorzio Autostrade Siciliane. Il governatore spingerebbe nella direzione di una fusione di CAS con l'Anas, mettendo, di fatto, tutto in mano all'ente nazionale per le strade.
Ci vorranno parecchi mesi per concretizzare questa ipotesi nonché la valutazione legale della faccenda. Nel frattempo, il presidente ha chiesto sia a CAS sia ad Anas di mettere per iscritto, entro 30 giorni, quali sono le infrastrutture vulnerabili e quali quelle considerate sicure. Il compito del Consorzio Autostradale appare improbo posto che ha in organico soltanto una quindicina di tecnici, tra ingegneri, geometra e periti, e che ha sul groppone contenziosi giudiziari per oltre 250 milioni di euro. Esclusi, al momento, le introduzioni di nuovi pedaggi per fare cassa. Tra le arterie sulle quali si è concentrata l'attenzione del governo regionale, spiccano la Palermo-Mazara-Trapani e il viadotto Morandi di Agrigento, chiuso già da alcuni anni. “Se sia da abbattere o meno devono dircelo i tecnici e la risposta deve essere rapida” - ha affermato Nello Musumeci. Sulla A29 Palermo-Mazara del Vallo, invece, da anni, non mancano cantieri, rattoppi, deviazioni, crepe lungo i viadotti e tondini di ferro fuori dai cavalcavia. Non meno disagi si riscontrano sulla famigerata statale 115, da Trapani a Siracusa. Anche in questo caso una strada malandata e insufficiente a collegare grossi centri come Trapani, Castelvetrano, Agrigento, Gela e Siracusa. Muri di protezione degradati, avvallamenti, buche e tante, troppe, croci, per quella che è stata ribattezzata la “strada della morte” a causa dei numerosissimi incidenti letali.
Come non ricordare, infine, le vicende riguardanti il ponte sul Verdura e il ponte Belice. Il primo, crollato di colpo nel 2013 senza causare, per fortuna, incidenti né vittime, è stato ricostruito e riaperto nel 2017, tutto sommato a tempo di record, considerando i pachidermici tempi della burocrazia italiana. Il secondo, invece, da circa due anni, è oggetto di alcuni lavori di manutenzione, ancora non ultimati: il rifacimento dei cordoli, la sostituzione dei giunti di dilatazione, il ripristino della pavimentazione stradale e il collocamento di guard rail più alti. Durante i lavori, ovviamente, il ponte non è stato chiuso, ma la circolazione stradale è stata garantita attraverso la presenza di un semaforo a senso unico alternato. Nulla è previsto, al momento, per quanto concerne lo stato di salute degli altissimi piloni sottostanti. Di chiuderlo, ovviamente, non se ne parla, anche perché la viabilità alternativa sarebbe rappresentata dalle vecchie e abbandonate strade provinciali di Trapani e Agrigento.