domani a Ribera per i momenti riguardanti le commemorazioni in onore di Francesco Crispi, nel bicentenario dalla nascita. Ribera fu il suo luogo di nascita.
Una manifestazione, quella di domani, che registrerà anche un concerto dell’orchestra del conservatorio Toscanini. Poco più tardi la deposizione di una targa in ceramica davanti al monumento dedicato all’illuutre personaggio politico. Una cerimonia che sarà accompagnata dall’Ordine della guardie del Pantheon. L’evento si trasferirà nel pomeriggio ad Agrigento dove al teatro Pirandello, alle 18, andrà in scena lo spettacolo “Io Sono Crispi” con testi di Marcello Saija e con la regia di Ezio Donato.
L’obiettivo di questi eventi che hanno preso avvio il 10 maggio scorso è rileggere la figura di Francesco Crispi in tutte le sue sfaccettature, dalla sua infanzia al suo contributo all’unità d’Italia. L’intera iniziativa è promossa dall’assessorato regionale ai Beni Culturali, dal Consorzio Universitario di Agrigento e dal comune di Ribera.
Crispi fu avvocato, e dopo avere lavorato a Napoli tornò a Palermo in occasione dei moti insurrezionali scoppiati nel capoluogo siciliano, combattendo con gli insorti a favore dell'indipendenza. Qui Crispi entrò a far parte del Parlamento siciliano e del nuovo governo provvisorio. Nel nel 1749, dopo la restaurazione del governo borbonico, lasciò la Sicilia per rifugiarsi in Piemonte, dove lavora come giornalista. Nel frattemo si avvicina a Giuseppe Mazzini, con cui condivide i progetti politici e poi nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille di Garibaldi, diventando ministro degli Interni del governo provvisorio siciliano. Dopo l'Unità d'Italia divenne dell'estrema sinistra, ma tre anni dopo si schierò con i monarchici.
Nel 1889 Crispi divenne presidente del Consiglio, succedendo ad Agostino De Pretis. Pretese un ruolo più importante dell'Italia nella Triplice Alleanza e, successivamente, rafforzò i rapporti con l'Inghilterra, anche se peggiorarono quelli con la Francia. In merito alla politica interna italiana, il governo Crispi adottò provvedimenti che si considerano importantissimi sul piano storico: dalla riforma dell'amministrazione della giustizia all'elaborazione del Codice sanitario e del Codice commerciale. Fino alla caduta del suo governo, avvenuta il 31 gennaio 1891, riuscì a guidare il Paese con l'aiuto della Destra, non potendo avere più l'appoggio del Partito Radicale. Dopo la caduta del governo Crispi e la breve parentesi del governo liberal-conservatore di Di Rudinì, l'Italia fu guidata da Giovanni Giolitti, che era un suo pupillo. Ma dopo lo scandalo della Banca Romana tornò alla guida del Paese, questa volta però con una linea politica conservatrice e autoritaria, contro i movimenti operai e ordinando lo scioglimento del Partito Socialista. Garantì comunque lo sviluppo del settore industriale italiano, sostenendo in particolar modo il settore siderurgico e quello metallurgico. Nel 1895 ottenne la maggioranza in occasione delle elezioni. L'anno successivo, dopo la sconfitta riportata dall'esercito italiano nella battaglia di Adua, rassegnò le dimissioni.