nell'isola, prima regione in Italia a farlo, e la nascita dei Liberi Consorzi.
Cinque anni dopo, i Liberi Consorzi sono prossimi al default. L'allarme, in realtà, viene lanciato da tempo dai commissari chiamati a gestire le ex province senza i fondi necessari a garantire persino l'ordinaria amministrazione, ma adesso la situazione è sull'orlo del precipizio. Quest'anno nessuno dei Liberi Consorzi è riuscito ad approvare il bilancio di previsione e la scadenza ultima è quella del 31 ottobre.
Ad aggravare la già precaria situazione economica è stato l'ultimo accordo Stato-Regione che ha previsto per le ex province un contributo annuo per il risanamento del bilancio nazionale, 200 mila euro per il 2018.
La batosta finale, a fronte di risorse economiche sempre più esigue e bastevoli solamente a far fronte al pagamento degli stipendi ai dipendenti e alla copertura dei soli servizi essenziali e obbligatori. Pare che la stessa Regione si sia resa conto dell'impossibilità dei commissari a chiudere i bilanci, assicurando anche il contributo allo Stato. Il problema è che adesso non si sa come far fronte alla situazione e in brevissimo tempo. L'ipotesi è quella dell'accensione di un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti da parte del governo regionale per acquistare gli immobili delle ex province per far chiudere loro i bilanci. Siamo al paradosso. Prima si fa un accordo con lo Stato pur conoscendo la disastrosa situazione economica dei Liberi Consorzi e poi si tenta di mettere una pezza, indebitandosi per soccorrere le ex province.
I commissari, intanto, sono pronti ad alzare bandiera bianca, anche perchè la loro è una gestione “a tempo”, si va avanti di proroga in proroga e l'ultimo incarico scade il 31 dicembre di quest'anno.
Nel 2017 venne approvata la legge che avrebbe dovuto rilanciare le ex province prevedendo le elezioni, ma come è noto è stata impugnata dallo Stato e si attende da un anno che l'Assemblea Regionale Siciliana approvi una nuova norma che consenta di dare una guida stabile ai Liberi Consorzi. Enti intermedi tra comune e Regione, da sempre contestati, ma che non sono stati aboliti, nonostante gli annunci. Sono semplicemente nel limbo.