complicazioni, i Liberi Consorzi torneranno al voto tra il 15 aprile e il 30 giugno 2019 chiudendo così la lunghissima fase commissariale. Si tratterà di elezioni di secondo livello, ossia Presidente e consiglieri provinciali verranno scelti tra i sindaci e consiglieri comunali già in carica nei Comuni che fanno parte dell'ex Provincia. La Sicilia, così, dopo anni di leggi bocciate dalla Corte Costituzionale e ricorsi inutili, si adegua alla normativa nazionale, ossia la legge Delrio. L’Assemblea regionale siciliana ha già votato tutti gli articoli del ddl sui Liberi Consorzi. L'approvazione definitiva del testo di legge con la data delle elezioni dovrebbe pervenire la settimana entrante. Va a chiudersi, quindi, una delle pagine più buie della controversa riforma targata Rosario Crocetta: buona, forse, nei propositi, ma non applicabile nella realtà con l'attuale quadro normativo nazionale. In buona sostanza, cambia pochissimo. Il nome e poco più. I poteri dei commissari straordinari sono stati prorogati fino al 31 luglio prossimo. Ma tra aprile e giugno, mesi in cui dovrebbero celebrarsi le elezioni, gli enti potrebbero già essere falliti qualora non riuscissero ad approvare i bilanci preventivi 2018. La situazione dei conti per le ex Province è drammatica a causa dello Stato.
Dal governo centrale, infatti, si porta avanti il prelievo forzoso sulle entrate tributarie di questi enti. Senza questi prelievi, gli enti sarebbero in molti casi addirittura in attivo, senza avere bisogno del supporto economico di mamma Regione. Il Libero Consorzio di Agrigento, ad esempio, ha entrate pari a 44 milioni e uscite totali per 48 milioni, di cui 19 sono di prelievo forzoso dello Stato, senza il quale l’ex Provincia avrebbe il bilancio in attivo di 15 milioni. Stessa situazione anche da altre parti. Una vicenda paradossale. Solo per le ex province siciliane si parla di ben 277 milioni totali annuali di prelievo forzoso operato dallo Stato. Un vero e proprio salasso. Mentre nel resto d’Italia con la legge Delrio le Province hanno perso delle competenze, così non è accaduto in Sicilia dove le risorse per gli oneri di finanza pubblica si sono sommati alle spese già esistenti. Roma toglie alle ex Province tutti i fondi delle entrate relativi alle tasse e lascia gli enti senza le risorse per pagare le spese minime come il personale, le borse di studio, la manutenzione delle scuole e delle strade, e la Regione non sempre ha le somme per salvare gli enti e permettere loro di chiudere i bilanci. Lo Stato, in breve, nel resto d’Italia toglie risorse con una mano e restituisce con l'altra, in Sicilia, invece, toglie solamente e l'andazzo sta proseguendo anche con l'attuale governo gialloverde.