Iniziano a temere le conseguenze i comuni che ancora gestiscono direttamente le risorse idriche e sono diversi in provincia di Agrigento. Inizia da Bivona la controffensiva dei comuni siciliani contro quello che viene definito lo ‘scippo dell’acqua’. Il sindaco Giovanni Panepinto ha intanto inviato una lettera al presidente dell’Assemblea Territoriale Idrica, facendo leva sull'articolo 14 del decreto legislativo 152 del 3 aprile 2006 . Prevede che nel caso di ‘approvvigionamento idrico da fonti qualitativamente privilegiate’ che al tempo stesso ricadono in ‘aree o parchi naturali’, la gestione resti autonoma. Queste due caratteristiche, ha scritto il sindaco e parlamentare del Pd Panepiunto, si riscontrano nelle fonti che riforniscono il comune di Bivona e che ricadono all’interno del Parco dei Monti Sicani. Dunque, a suo avviso, gestione deve restare al comune. Sia chiaro, ha aggiunto Panepinto che questo è solo il primo passo della mobilitazione che sta crescendo in Sicilia contro gli errori del governo regionale e l’impugnativa del Consiglio dei Ministri che hanno portato ad una sentenza della Consulta che sancirebbe un inaccettabile scippo delle risorse idriche, la cui gestione deve essere pubblica così come sancito dal referendum. Ci opporremo in tutti i modi – conclude Panepinto - e se sarà necessario occuperemo i municipi insieme a movimenti, associazioni e cittadini, per impedire l’accesso dei commissari. Insomma si temono gli effetti della bocciatura della legge approvata dall'Ars nell'agosto del 2015 che, peraltro, tutelava ulteriormente proprio i comuni ribelli, quelli che a suo tempo si erano rifiutati di consegnare le reti idriche a Girgenti Acque determinando, di fatto, quella che è stata definita una anomalia all'interno del territorio agrigentino dove 23 comuni dipendono dal gestore privato, mentre gli altri continuano a gestire direttamente il servizio idrico.