del primo circolo didattico Giovanni XXIII che, in un documento inviato al sindaco di Sciacca Francesca Valenti, ne chiedono l'immediata restituzione .
Una vicenda, ricordano, che va avanti dal 2016, da quando a seguito dell'alluvione che danneggiò il museo del mare di contrada Muciare i reperti vennero trasferiti al complesso monumentale del Fazello, con ingresso in via Licata, e collocati in una saletta che la scuola utilizzava come deposito di materiale didattico. Doveva essere una soluzione provvisoria e,invece, la questione ha preso tutt'altra piega. Sempre al Fazello vennero trasferiti anche i cannoni per i quali la scuola, in pieno spirito collaborativo, mise a disposizione la sala teatro che da deposito è poi stata utilizzata come sala museale.
Il punto è proprio questo, ossia l'utilizzo a scopi museali di locali scolastici che avrebbero dovuto essere adibiti solamente a deposito e per un breve lasso di tempo. Sono passati due anni dal novembre 2016 e anche i docenti del primo circolo, dopo l'architetto Rino Segreto che ha curato la ristrutturazione dell'edificio, non ci stanno a subire ancora quella che ritengono sia una “arbitraria appropriazione” di locali altrui. Di più, nella lettera inviata al sindaco, sostengono di non comprendere come sia possibile privilegiare un soggetto privato ( l'associazione “Amici Museo del Mare”), alla quale pure riconoscono apprezzabili finalità, rispetto ad un soggetto pubblico qual è la scuola.
E oltre all' esigenza di riappropriarsi dei locali scolastici, pongono la questione sotto l'aspetto della sicurezza dei piccoli alunni. Il Fazello, scrivono i docenti, è diventato un museo aperto al pubblico, con tanti turisti che giornalmente si aggirano tra gli spazi che la scuola è ormai costretta a condividere con il museo. L'atrio dell'edificio è il centro di raccolta degli alunni in caso di emergenza, aggiungono, e non è concepibile che in caso di evacuazione i bambini della scuola dell'infanzia e scuola primaria possano trovarsi in mezzo ai visitatori del museo. Docenti che sostengono di non essere più nelle condizioni di garantire la sicurezza dei piccoli alunni e questo, evidenziano, è inaccettabile. Da qui la richiesta al sindaco di risolvere una volta e per sempre quella che definiscono una “incresciosa situazione”, una convivenza non più tollerabile tra scuola e museo che ha anche privato i bambini degli spazi dove svolgere attività fisica o dove andare a recitare.
Spazi della scuola e di nessun altro, ricordano i docenti, ristrutturati grazie a Fondi Europei appositamente destinati.