quello che ormai la vulgata definisce "il piano B". Perché l'interdittiva antimafia del prefetto a Girgenti Acque ha aperto uno scenario talmente pieno di incognite che il rischio, alla fine, è che davvero nessuno improvvisamente apra più il rubinetto. E le conseguenze sarebbero devastanti. Il commissariamento dell'ente gestore, pur essendo stato assegnato ad una persona di altissima levatura manageriale come Gervasio Venuti, si inquadra comunque in un contesto dalle gambe d'argilla. Quanto durerà? È ragionevole puntare sulla speranza che il TAR respinga l'impugnazione della decisione del prefetto? E se l'esito giudiziario fosse diverso? Insomma: parallelamente alla risoluzione del contratto bisogna subito pensare al futuro. L'ipotesi più ragionevole è quella di una società pubblico-privata, che gestisca l'acqua nei comuni tuttora nelle mani di Girgenti Acque. Che, poi, sono quelli che prima dell'avvento dell'ente gestore erano gestiti dall'EAS. Non possiamo illuderci, dunque, che in un modo o nell'altro Girgenti Acque possa continuare ad esercitare il suo servizio in mancanza di soldi, di motivazioni e di prospettive per il futuro. Insomma: Francesca Valenti è chiamata a costruire un altro scenario. E se, nel farlo, aprisse un tavolo di concertazione aperto all'opposizione, e quindi al resto della città, contribuirebbe pure ad alleggerire le tensioni degli ultimi tempi. E qui si apre la partita più importate, quella politica. È la Valenti ad essere chiamata a fare un passo in avanti verso la minoranza: è lei il sindaco della città, è lei a dovere ingoiare il rospo della richiesta di aiuto. L'appello di Calogero Mannino ad una maggiore collaborazione è condivisibile. Solo così facendo bagnerà le polveri di chi usa la politica per chiedere un posto al sole (oggigiorno è un sole eclissato), solo così facendo impedirà agli altri di dire che si chiude a riccio.