Eppure, come rivelano gli stessi importi della TARI, al cittadino questo non sta comportando alcun beneficio economico. Al contrario, ne sta producendo, e in quantità significativa, alle ditte appaltatrici, che selezionano e rivendono ai consorzi di filiera, guadagnandoci evidentemente, il materiale riciclabile: vetro, plastica, lattine e carta.
È questo il tema che sembra avere indotto Francesca Valenti a dare mandato agli uffici competenti di predisporre al più presto una proposta di variante al piano ARO che vada nella direzione di garantire di più il comune, almeno attraverso una compartecipazione agli utili derivanti proprio dalla cessione dei materiali riciclabili.
È una criticità, questa, sollevata negli anni scorsi anche durante la stessa discussione culminata poi con l'approvazione del piano Aro in Consiglio comunale, alla fine di un percorso che, come si ricorderà, fu assai tortuoso. Insomma, secondo la Valenti dalla differenziata le ditte incamerano ottimi profitti, mentre al comune non viene riconosciuta alcuna somma. Altri contratti di servizio in essere in comuni diversi prevedono invece che anche l'ente pubblico possa beneficiare in termini pratici da un miglioramento della situazione. Di fatto invece la città di Sciacca al momento ottiene solo un vantaggio ambientale. Non è poco, intendiamoci. Ma a fronte di un impegno significativo profuso in favore della differenziazione dei rifiuti, il cittadino (soprattutto quello che paga regolarmente la TARI) vorrebbe una bolletta più leggera. Ma, al contrario, la bolletta è sempre più pesante.
La questione, ovviamente, è un tantino più complessa di quanto non si possa immaginare dalle premesse. Il contratto di servizio scaturito dal piano Aro con le ditte appaltatrici, infatti, stabilisce che il comune di Sciacca non versi neanche un centesimo in più alla BONO SEA per quelle che sono le costose procedure di selezione dei materiali riciclabili, quelli che infiliamo nel mastello giallo, tanto per intenderci, e che vengono prelevati dagli operatori col sistema del porta a porta il martedì e il venerdì. Un'operazione, quella delle selezione, che normalmente costa circa 80 euro a tonnellata ma che, come detto, non viene versata. Ma non è tutto. C'è anche un altro tipo di lavoro di selezione che viene svolto dalle ditte, per il quale il comune non paga, ossia quello che permette una ulteriore selezione dello stesso rifiuto indifferenziabile (mastelli grigi). Obiettivo: ridurre sensibilmente la percentuale di spazzatura indifferenziata da conferire nella discarica tuttora autorizzata anche dopo il recupero del sovvallo, che è l'unico tipo di rifiuto che al momento è consentito nella discarica di Saraceno Salinella.
Probabilmente però l'amministrazione considera necessario rifare i conti, ritenendo che tra spese sostenute per le selezioni da differenziata e indifferenziata e dai compensi introitati il guadagno delle imprese appaltatrici sia assai più elevato dell'utile previsto nel contratto di servizio.