La vicenda era relativa alle elezioni regionali del 2017 alle quali Cascio, deputato uscente, si era ricandidato in provincia di Agrigento nella lista “Pdr-Sicilia Futura” Micari presidente non riuscendo nel tentativo di tornare a palazzo dei Normanni, nonostante avesse superato 5 mila preferenze, risultando primo nella lista.
Dopo la proclamazione degli eletti, Salvatore Cascio aveva presentato ricorso sull’elezione dei parlamentari del Movimento 5 Stelle Matteo Mangiacavallo e Giovanni Di Caro, facendo riferimento alla legge Severino e, in particolare, alla mancata presentazione assieme all’accettazione della candidatura della dichiarazione di non essere in alcuna delle condizioni ostative alla stessa. Dichiarazione che i candidati del Movimento 5 Stelle alle elezioni regionale del 2017 in Sicilia non avevano presentato facendo scattare tanti ricorsi, nell’isola, da parte di quanti nelle altre liste non erano riusciti a raggiungere l’obiettivo di approdare a sala d’Ercole. Tra questi, appunto, Salvatore Cascio che si era rivolto ad un legale e aveva fondato ricorso sulla base del presupposto che la dichiarazione di non trovarsi nelle conzioni di incandidabilità era da considerarsi come omissione da parte degli esponenti del Movimento 5 Stelle i quali avrebbero dovuto essere esclusi prima ancora della competizione elettorale e indipendentemente da una loro ipotetica posizione di incandidabilità. Insomma era stato richiesto l’annullamento dell’atto di proclamazione dell’elezione al parlamento siciliano dei deputati Mangiacavallo e Di Caro da parte dell’Ufficio Centrale Circoscrizionale di Agrigento.
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa ha liquidato la questione dichiarando infondato l’appello che Salvatore Cascio aveva proposto anche sulla base di altre sentenze già pronunciate al riguardo. I parlamentari 5 Stelle, peraltro, avevano integrato la documentazione consentendo di accertare di non trovarsi nelle condizioni ostative alla candidabilità.