e si valutino eventuali azioni disciplinari nei confronti del giudice che ha dichiarato fallita la Calcestruzzi Belice di Montevago. È questa la clamorosa presa di posizione assunta dal senatore Giuseppe Marinello, che ha presentato un'interrogazione al Ministero della Giustizia. Ritiene, Marinello, che la sentenza in questione non abbia tenuto conto della normativa del 2012, che imponeva all'azienda di non pagare il debito in attesa della procedura. Per il parlamentare saccense o il giudice che ha disposto il fallimento ignorava l'esistenza della normativa esistente, o ha deliberatamente ignorato una rilevante parte di normativa applicabile al caso concreto. A giudizio di Giuseppe Marinello in entrambi i casi vi sarebbero i presupposti per identificare un'azione del giudice lacunosa, aggravata, quantomeno, dalla colpa grave, se non dal dolo. Insomma: accuse pesantissime quelle mosse da Marinello nei confronti della composizione del Tribunale. Ricorda così che il debito per il quale la magistratura ha stabilito che l'azienda potesse fallire ammonta a 30.000 euro, cifra molto modesta per mandare "a gambe all'aria" una struttura come quella della Calcestruzzi Belice, azienda sana con un volume d'affari superiore al 1.200.000 euro all'anno. Per il parlamentare dell'Ncd il giudice che ha disposto il fallimento, ha agito con superficialità e negligenza. Situazione dai contorni definiti paradossali, nel momento in cui, per cercare di rimediare ad una sentenza dalle conseguenze pesantissime per la collettività, da un lato è intervenuto il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, resosi disponibile a pagare il debito dei 30.000 euro della Calcestruzzi Belice, e dall'altro lato è stata l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ad avanzare proposte giuridiche concrete per evitare la chiusura dell'attività, il licenziamento dei dipendenti e colmare la lacunosa attività della magistratura. Marinello si riferisce al possibile transito del patrimonio aziendale della fallita Calcestruzzi Belice srl ad un'altra società della stessa confisca Cascio, ossia la Inerti srl, che ha lo stesso oggetto sociale della fallita. Inerti srl che ha già predisposto la documentazione richiesta dal distretto minerario per subentrare nei titoli autorizzativi all'estrazione della Calcestruzzi Belice srl, potendo proseguire le attività della società fallita sino alla decisione della Corte di appello (prevista tra un mese). In tal modo, per Marinello, oltre ad evitare la procedura di decadenza dei titoli autorizzati all'estrazione, gli ex dipendenti della Calcestruzzi Belice potrebbero essere assunti gradualmente dalla Inerti srl. Un avverbio, “gradualmente”, che pare preoccupi gli undici lavoratori che dal fallimento presidiano la sede aziendale. E, in tale direzione, la Cgil sembra pronta a prendere posizione sull'ipotesi di un possibile assorbimento della Calcestruzzi Belice da parte della Inerti Srl, eccependo che la procedura non sia poi così semplice per come Marinello la rappresenta. Ma per il senatore Marinello il rinvio disposto dalla Corte di appello di Palermo al 14 aprile 2017 va unicamente a discapito dei lavoratori dell'azienda Calcestruzzi belice dichiarata fallita, che hanno perso il loro impiego. Un periodo di inattività di così lunga durata delle estrazioni e della vendita del materiale potrebbe determinare la perdita del pacchetto clienti che, a causa della persistente temporanea inattività, potrebbero rivolgersi a terzi.