del mondo agricolo. Hanno deciso di condividere ancora una volta una medesima battaglia per cercare di convincere, una volta per tutte, il Governo della Regione siciliana a risolvere la questione dei costi dell'acqua per usi irrigui. Copagri, Confagricoltura, Cia, Unsic, Uci e Comitato Spontaneo degli Agricoltori hanno intrapreso l'ennesima battaglia a nome degli agricoltori delle aree irrigue del Menfitano, del Riberese, del Saccense e delle zone limitrofe contro quello che definiscono l'aumento indiscriminato ed eccessivo dell'acqua per usi irrigui e, ancora, contro l'aumento dell'importo della quota di bonifica adottata dall'ex Consorzio Agrigento 3. Solo Coldiretti (e non è la prima volta) ha ritenuto di non aderire a questa campagna, eccependo la disponibilità di propri canali autonomi per risolvere il problema. Un problema che però si trascina da almeno sette anni. Fu, quello, il primo nel quale il costo dell'acqua schizzò da 15 a 19 centesimi. Saldo non ancora versato da tutti, anche se adesso riguarderà soltanto i morosi, che saranno chiamati, entro quest'anno a pagare gli arretrati dal 2008 in poi. Prezzo dell'acqua poi dal 2013 aumentato a 23 centesimi, ancora da pagare, anche se nel 2016 ci fu un intervento della Regione di 800 mila euro che coprì quell'aumento. A breve verranno notificati i ruoli per il 2015, senza decurtazione. Ma è sulla quota fissa che la situazione ha raggiunto livelli preoccupanti. Se, infatti, nel 2012, questa ammontava a 20 euro per ettaro, nel 2019 questa cifra ha toccato quota 85 euro per ettaro. Un aumento del 325%, costi insostenibili, che già 6 anni fa erano più che raddoppiati, passando da 20 a 48 euro all'ettaro. Fatto sta che, rispetto a 7 anni fa, dalle singole bocchette gli agricoltori dovrebbero pagare 17 milioni di euro in più. Per un comparto in piena crisi non c'è male. Ma oggi sono troppe le incertezze. La riduzione dei consorzi a due raggruppamenti (Sicilia occidentale e orientale) pare non abbia ancora permesso di chiarire alcune disparità di trattamento. Le organizzazioni professionali invocano certezze, evidenziando addirittura che nell'agro di Trapani i produttori pagherebbero una quota fissa dimezzata rispetto a quella dell'agro di Agrigento. Un raggruppamento, quello dei Consorzi della Sicilia occidentale, affidato da qualche giorno ad un nuovo commissario. Si tratta di Carlo Turriciano, già liquidatore della Terme di Sciacca Spa. Di commissariamento in commissariamento, i consorzi, che avrebbero dovuto essere rappresentati dagli stessi produttori, sono oggi croce e delizia di un settore che non ce la fa più. Al punto tale che, per i costi eccessivi da dover sostenere, aumentano ancora i produttori agricoli che preferiscono abbandonare talune colture, soprattutto quelle ortive, che hanno necessità più di altre di una disponibilità certa di acqua. Il problema potrebbe a breve con un forte stato d agitazione da parte di un mondo agricolo che si sente abbandonato, e a cui non bastano di certo le rassicurazioni di una politica che, una volta al governo, pretende di potere risolvere tutte le criticità dando la colpa a chi amministrava prima.